Zangrillo ritorna sulle dichiarazioni dello scorso anno, in cui parlava del virus come clinicamente inesistente e invita a evitare inutili allarmismi
Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione all’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, ritorna sulle dichiarazioni dello scorso anni, in cui affermava che “il virus è clinicamente morto”. Zangrillo, come si legge ne Il Messaggero ha ribadito: «Il mio compito di clinico è interpretare la realtà. Il 31 maggio 2020 dissi che il virus era clinicamente inesistente, perché nel mio ospedale da un mese non entrava un paziente da ricoverare per Covid. Oggi ripeterei esattamente la stessa cosa, perché nell’ultima settimana sono arrivati 11 contagiati di cui 8 rimandati a casa e 3 ricoverati per motivi non gravi».
Le sue dichiarazioni avevano suscitato non poche perplessità e polemiche, ma oggi Zangrillo chiarisce: «Nessuno vuole disconoscere la pandemia, ma ci sono anche altri malati di cui non bisogna dimenticarsi. La vera domanda è: a settembre avremo un sistema sanitario in grado di valorizzare i medici di famiglia? Con i pediatri sono la cura più corretta per il Covid», per questo motivo sottolinea la necessità di potenziare l’assistenza sul territorio e la necessità di evitare gli allarmismi inutili.
«Hanno portato solo a un clima negativo – Ha detto Zangrillo – e ricordo all’inizio della pandemia, quando alle 18 la Protezione civile snocciolava numeri veri, ma che ripetuti ogni giorno drammatizzavano la situazione. Spaventare le persone non è mai educativo». Mentre oggi «non c’è correlazione tra ciò che viene comunicato e quello che accade. Le previsioni, per esempio, sono sempre negative e scoraggiano la popolazione». Bisogna seguire «i dati dell’Istituto superiore di sanità, secondo cui negli under 30 lo 0,07% corre il rischio di morte e negli under 40 lo 0,28%. Questo per dire che c’è una grande differenza con chi ha più di 70 anni. Il tasso di letalità negli under 40 è 800 volte più basso che negli over 80».
Sulla vaccinazione ai più giovani, dice «di non farsi i fatti propri, di usare la mascherina e di non creare assembramenti inutili. Penso rispondano più a un discorso di responsabilità che di paura. È inutile dire loro che rischiano l’ospedale se non è così. Ho 3 figli che vanno da 25 a 33 anni tutti coperti con 2 dosi, e anche fossero stati più piccoli li avrei vaccinati».
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