Morte giovane Ahmed, la madre: “Qualcuno degli amici sa qualcosa”. Anche il sindaco di Cadoneghe lancia un appello
Continuano le indagini sulla morte di Ahmed Joudier, il 15enne trovato privo di vita nel fiume Brenta. Gli inquirenti continuano a vagliare tutte le piste, compresa quella del bullismo. Intanto la madre e la sorella del giovane si dicono convinte che il giovane non si sia tolto la vita spontaneamente e chiedono agli amici di raccontare quello che sanno.
“Qualcuno degli amici sa qualcosa sulla morte di mio figlio”, dice la madre della vittima Latifa Benijane, che aggiunge “Era un bravo ragazzo, non aveva a che fare con la droga”.
Al Corriere della Sera, la sorella di Ahmed ha detto: “Qualcuno sa la verità su mio fratello e no parla perché ha paura delle conseguenze e della polizia, Ahmed non si sarebbe mai ucciso, aveva dei progetti, voleva trovare un buon lavoro, in passato aveva detto di voler diventare poliziotto, qualcuno lo ha spinto a suicidarsi”. E poi aggiunge: “Noi non ci fermiamo, andremo avanti fino a quando la verità non verrà fuori”.
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Intanto si allungano le ombre sull’ipotesi di una gang che agisce nell’ombra. Il sindaco di Cadoneghe, Marco Schiesaro, ha detto. “La morte di Ahmed riapre una ferita, quella lasciata per la morte di Henry. I due ragazzi se ne sono andati con la stessa modalità, hanno lasciato messaggi di addio, e inspiegabilmente si sono tolti la vita, credo che le due storie siano legate. Ahmed frequentava Cadoneghe e forse qui c’è qualcuno che sa qualcosa e che non parla chiedo ai ragazzi e agli adulti, a chiunque sia a conoscenza di qualche informazione utile, di darci notizie”.
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