Modena, bimbo caduto dal balcone, la baby sitter confessa: “Ero in catalessi, ma non è stato un gesto deliberato, ho avuto un malore”
Monica Santi, la baby sitter di 32 anni, coinvolta nella caduta di un bimbo dal secondo piano di un edificio di Soliera in provincia di Modena, ha confessato. La donna è stata interrogata nell’udienza di convalida dell’arresto, e tra le lacrime ha confermato il racconto della colf, ammettendo di avere gettato il bambino dalla finestra. La sua dichiarazione è riportata dal Corriere della Sera, che scrive: «Ero in catalessi, ma non è stato un gesto deliberato, ho avuto un malore. Vengo da un periodo difficilissimo».
È stata fermata per tentato omicidio la baby-sitter del bimbo di 13 mesi precipitato ieri dalla finestra di casa, in provincia di Modena. Ancora gravi le condizioni del piccolo, ricoverato a Bologna pic.twitter.com/gt45SteyVv
— Tg3 (@Tg3web) June 1, 2022
Alle parole della donna, si aggiungono i chiarimenti dell’avvocato della baby sitter, che ha detto: «È stata lei che ha lanciato il bambino dalla finestra. Lei ha spiegato che non è stato un gesto premeditato ma frutto di un malore che improvvisamente l’ha colpita. Lei si è trovata in uno stato di catalessi dove si sentiva soffocata ed ha compiuto questo gesto del quale non riesca a dare alcuna spiegazione. Dopo aver compiuto questo gesto dice che si trovava in una realtà parallela e non capiva cosa gli stesse succedendo. L’unica cosa che è stata in grado di fare è stato di scendere dal piano superiore e andare dalla donna delle pulizie che era al piano inferiore e riferire la frase: “adesso il bambino è libero”».
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L’avvocato, Francesca Neri, ha anche aggiunto: «La sua era una richiesta di aiuto nei confronti della colf, infatti quella frase l’ha ripetuta due-tre volte in quanto la signora non capiva cosa stesse dicendo. Solo dopo la colf ha capito che il bambino si trovava sul retro. Lei era priva di alcun sentimento, era immobilizzata. Ha potuto dire che nell’ultimo periodo, a seguito di insoddisfazioni in campo lavorativo, precedenti al lavoro di baby sitter, è nato in lei un senso di abbandono e insicurezza. Aveva bisogno di attenzioni che non riusciva a trovare da parte di nessuno. Riteneva di riuscire a gestire questo suo malessere».
«In carcere — riferisce sempre il legale— ha chiesto subito delle condizioni di Tommaso, è disperata e continua a piangere. E il suo dolore e anche quello dei suoi familiari». Presto sarà nominato un perito per accertare «quanto il suo disagio abbia influito nel suo gesto».
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