361 MAGAZINE: intervista a Gabriele Pensieri, autore del libro ”Manuale di sopravvivenza per imprenditori, manager e professionisti”

Intervista a Gabriele Pensieri, autore del libro Manuale di sopravvivenza per imprenditori, manager e professionisti

Imprenditore di successo, formatore e coach specializzato in comunicazione efficace, vendita, storytelling e leadership. Gabriele Pensieri, autore del libro “Manuale di sopravvivenza per imprenditori, manager e professionisti”, conta ben vent’anni di esperienza e collaborazioni a livello nazionale. Fonte d’ispirazione per tantissime persone, sempre pronto a migliorare la vita dei suoi interlocutori, unisce neuroscienze e tecniche di persuasione per un risultato vincente. Con il suo libro, Gabriele Pensieri, intende non solo rivolgersi al pubblico citato nel titolo, ma a chiunque voglia una vita professionale e personale più serena e sana possibile.
Quando e come è nata l’idea di scrivere questo libro?
Ho sempre avuto un enorme passione per la letteratura. Posso dire di essere un lettore onnivoro da quando ero un bambino e i libri sono ancora oggi una parte fondamentale della mia vita. Quello di scrivere è sempre stato più che altro un sogno ma, dopo anni di lavoro nel mondo della formazione, specialmente nell’ambito business ed executive, ho sentito il bisogno di mettere su carta nozioni in realtà utili per chiunque. Sono le stesse che ho usato su me stesso per superare momenti non semplici e per avere una bussola che fosse una guida affidabile, giorno per giorno, nella mia vita lavorativa. Così è nato il Manuale di Sopravvivenza.
Nel suo libro ci parla della felicità come un cocktail composto da diverse cose. Cos’è per lei la felicità?
Uno stato neuro scientificamente transitorio. Non possiamo essere felici permanentemente perchè l’essere umano, semplicemente, non è progettato per esserlo. Dal punto di vista evolutivo, la felicità è un effetto collaterale, non un obiettivo. Il cervello umano si è evoluto come una macchina predittiva che lavora per identificare minacce, prevenire rischi, ottimizzare risorse e garantire la sopravvivenza della specie. Per farlo, produce stati mentali e neurochimici che ci spingono all’azione: dopamina per inseguire obiettivi, cortisolo per rispondere al pericolo, serotonina per regolare l’umore, ma nessuno di questi neurotrasmettitori è stabile o progettato per mantenerci in uno stato di “felicità permanente”. Quello che possiamo fare, ogni giorno, è impegnarci per vivere il maggior numero possibili di momenti felici, imparando a gestire quello che nel nostro cervello avviene. Ed è più semplice di quello che potremmo immaginare.
Oltre agli interlocutori citati nel titolo, a chi intende arrivare con il suo libro?
A chiunque sia appassionato dallo scoprire cose nuove. Il libro è pensato per dare un supporto a persone che lavorano e fornirgli conoscenze e strumenti che rendano la loro vita lavorativa migliore, ma ciò che racconta è efficace in ogni contesto. È utile per entrare in ufficio al mattino con il mindset giusto o per un manager che deve parlare con il suo team, ma può esserlo altrettanto per gestire le relazioni con le persone che amiamo, per essere leader della nostra squadra sportiva amatoriale o per persuadere nostro figlio a mettere a posto la sua cameretta.
Come è possibile secondo lei arrivare ad un giusto equilibrio tra sfera personale e sfera professionale?
Il punto di partenza è cambiare prospettiva: vita e lavoro non sono due mondi separati da bilanciare come su una bilancia a due piatti. Sono parti intrecciate della stessa esperienza quotidiana. Piuttosto che vivere una divisione netta, è più utile puntare a un’integrazione armoniosa. Questo significa costruire giornate in cui le energie, le passioni e i valori personali trovino spazio sia nelle attività lavorative che in quelle private. Quando il lavoro riflette chi siamo e cosa conta per noi, e quando sappiamo proteggere momenti di qualità per noi stessi e le persone care, allora vita e lavoro si compenetrano in modo più fluido, sostenibile e gratificante.
Il suo è un approccio principalmente pratico. Perché ha abbracciato questa tecnica?
È una scelta dovuta al desiderio di fornire strumenti chiari, concreti e efficaci. Nella ricerca di un cambiamento positivo, uno degli ostacoli maggiori che incontriamo è il non sapere esattamente quali siano le azioni giuste che possono favorirlo. Nel Manuale racconto perché e come alcuni processi avvengono nella nostra mente, ma anche cosa fare in modo estremamente pratico per gestirle in modo utile e funzionale.
Crede che un libro possa realmente guidare al cambiamento? Cosa spera possa avvenire nella vita dei suoi lettori?
Penso che un libro possa aiutarci, anche molto. Leggere, e intendo autori di valore, avendo cura di scartare il purtroppo variegato universo della fuffa self help, per me è stato fondamentale. Le opere di autori come Kahneman o Lakoff, per citarne due tra tanti, sono state fondamentali per me, professionalmente e umanamente, e hanno contribuito a innescare cambiamenti positivi fornendomi gli strumenti di comprensione necessari. L’idea del Manuale è rendere autori come loro accessibili in modo semplice e immediato. Coniugare accessibilità con complessità è stata la sfida più complessa che ho affrontato nello scriverlo e se il lettore sentirà di averci trovato anche solo una risposta utile o un’unica soluzione funzionale, bene, obiettivo raggiunto.
È sempre stato così “positivo” o la sua condizione è frutto di un lungo viaggio dentro sé stesso?
Per niente. E non mi definirei una persona “positiva”. Anzi, sono decisamente contrario al pensiero positivo assolutistico. ll pensiero positivo assolutistico nega la complessità delle emozioni umane, che sono molteplici e utili: la paura ti protegge, la tristezza ti aiuta a rielaborare, la rabbia a difenderti. Eliminare queste emozioni con il solo “pensiero positivo” significa ridurre la capacità del cervello di regolare lo stress e imparare dagli errori. Tra l’altro, da un punto di vista neuroscientifico, frasi come “pensa solo cose belle, e tutto andrà bene”, entrano in conflitto con i circuiti di allerta e sopravvivenza del cervello, che si attivano non appena percepiscono qualcosa di potenzialmente rischioso o negativo. Quindi quando proviamo a eliminare completamente i pensieri negativi, il cervello li “rimbalza” più forte, perché li percepisce come una minaccia o come un pericolo non riconosciuto. È come dire al cervello: “Non pensare al lupo!” — cosa che, ovviamente, scatena proprio il pensiero del lupo. Quello che invece possiamo fare è ridescrivere la realtà ed emozioni in una forma diversa, più accettabile e che ci permetta di vivere meglio, cominciando con lo spostare l’attenzione dal problema (senza dimenticare che esiste, perché ignorarlo non cambierà le cose) alla possibile soluzione.
Qual è il suo spirito guida? 
A livello professionale, ho già citato due autori fondamentali: George Lakoff, capace di ridisegnare anche i paradigmi della comunicazione politica, e il premio nobel Daniel Kahneman. Amo molto anche Oren Klaff, un maestro del pitch efficace, e la fantastica Leigh Thompson per il suo lavoro riguardo la negoziazione. Tra gli italiani, sicuramente Vera Gheno, campionessa di sociolinguistica, e Paolo Borzacchiello. Uscendo invece dall’ambito professionale, vi confesso con orgoglio di essere piuttosto nerd. Ho sempre amato la fantascienza, il fantasy, l’horror (Stephen King, si, certo) e i fumetti. Ho sempre avuto la passione per i perdenti, per i protagonisti più fragili, per quelli diversi o emarginati. Al Superman di turno, ho sempre preferito Tony Stark/Ironman e Bruce Wayne/ Batman. Senza superpoteri, forti prima di tutto della loro intelligenza e determinazione. Privi di superpoteri, ma umani nei loro pregi e nei loro tanti difetti.
Nel suo lavoro qual è stata la gratificazione più grande?
La gratificazione più grande è quotidiana ed è la consapevolezza di avere la possibilità di incidere in modo positivo con il mio lavoro, a volte in modo molto importante, a volte più superficiale, nella vita di tantissime altre persone. Il privilegio di lavorare con tante centinaia di imprenditori e professionisti ogni anno è un valore inestimabile. È il privilegio di sapere di poter fare la differenza.
Cosa si aspetta dal futuro?
Non possiamo cambiare il passato e il futuro è ancora da scrivere. Quindi l’unico momento che conta davvero è il presente. Oggi è sempre il giorno più importante. Quello che faccio è impegnarmi a vivere ogni oggi nel modo migliore possibile.

 

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