Caso Orlandi, il promotore di Giustizia contro l’inchiesta parlamentare

Emanuela Orlandi

Caso Orlandi, il promotore di Giustizia contro l’inchiesta parlamentare: “un’intromissione anche perniciosa per la genuinità delle indagini in corso”

Il promotore di Giustizia Vaticano Alessandro Diddi nel corso dell’audizione al Senato in vista del voto definitivo sull’istituzione della Commissione bicamerale d’inchiesta sul caso di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori ha rilasciato una dichiarazione contro l’iniziativa parlamentare.

Ha detto Diddi: “Ritengo che in questo momento aprire una terza indagine che segue logiche e forme diverse dall’autorità giudiziaria, sarebbe un’intromissione anche perniciosa per la genuinità delle indagini in corso“. “Purtroppo – ha poi aggiunto – un eccesso di interesse dell’opinione pubblica può costituire un inquinamento della genuinità del lavoro che stiamo svolgendo in collaborazione con la procura di Roma”.

Dello stesso parere è il procuratore di Roma Francesco Lo Voi, secondo cui l’inchiesta “non può che essere una scelta del Parlamento” tuttavia ha lanciato un “appello sincero affinché si possa ottenere il massimo della garanzia consentito per evitare di offrire palcoscenici”.

Su quanto dichiarato da Diddi è intervenuto anche Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela che da anni porta avanti le ricerche: “Le parole che ho sentito non mi sono piaciute”, ha detto Pietro Orlandi. “Mi è sembrato come dire ‘fatevi gli affari vostri'”. “Il lavoro del parlamento è separato, deve occuparsi anche di altri aspetti di cui non si occuperanno le inchieste della procura o del Vaticano, come ad esempio la questione dei Servizi Segreti”, ha continuato Orlandi secondo il quale “è importante l’istituzione di una Commissione parlamentare”.

“Secondo me – ha poi aggiunto – il lavoro del parlamento è una cosa separata”, “io quando ho parlato con il sottosegretario Alfredo Mantovano che non c’entra con la commissione, lui mi era sembrato entusiasta dell’apertura di una commissione d’inchiesta, soprattutto quando ho parlato della questione dei servizi segreti. Secondo me una cosa non esclude l’altra”.

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L’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò ha detto nella memoria depositata alla Prima Commissione Affari istituzionali al Senato: “La scomparsa di Emanuela Orlandi non può e non deve essere circoscritta alle polemiche di queste ultime settimane. Perché sarebbe ingiusto, non solo nei confronti della famiglia, ma anche di questo Paese. Il sequestro di Emanuela ha accompagnato quaranta anni di storia d’Italia e il suo nome è comparso nelle indagini dell’attentato a Santo Giovanni Paolo II, all’omicidio Calvi, al crack del Banco Ambrosiano, alla Banda della Magliana. Pezzi di storia di questo Paese che sono ancora non del tutto chiariti. Capire cosa sia capitato a Emanuela, potrebbe aiutare a chiarire altri fatti importanti della storia d’Italia. La verità abbisogna a tutti, non solo ai familiari di Emanuela”.

“Verità sulla scomparsa di questa cittadina vaticana la si deve anche a quegli italiani, tantissimi – aggiunge Sgrò- che dicono che Emanuela è anche la loro sorella. Che fermano per strada i familiari, che scrivono loro, che fanno sentire il loro affetto agli Orlandi, che si muovono da ogni parte del mondo per partecipare ai sit-in organizzati per Emanuela. Verità la si deve alle istituzioni, a quei magistrati e alle forze dell’ordine che tanto si sono prodigati, e, nonostante ciò, nessuno, in quaranta anni, è mai finito sul banco degli imputati. La verità la si deve anche ai cattolici, che amano senza remore il Papa Santo, ma chiedono anche verità per Emanuela, che pregano perché torni a casa. Perché amare l’uno non significa in alcun modo rinunciare alla verità per l’altra. Al contrario, amare vuol dire comprendere e accogliere. Per questo occorre una commissione di inchiesta subito. Una commissione che tiri le fila, che svolga con onestà e con la dovuta sensibilità il suo lavoro; che metta fine alle tante speculazioni che dilaniano le ferite mai cicatrizzate degli Orlandi, che fermi il circo dei depistatori e dei profittatori”.

“Sua Santità Papa Francesco – infine aggiunge – ha detto di volere fare chiarezza sulla scomparsa di Emanuela, lo ha ripetuto il Segretario di Stato, Sua Eminenza Pietro Parolin. Esistono le condizioni per scrivere una pagina di storia importante, che vede lo stato italiano e quello vaticano collaborare finalmente insieme, in piena attuazione del Concordato. Perché il tempo che passa è nemico della verità”.

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