L’azzurra si è laureata campionessa del Mondo
Un anno dopo l’argento Mondiale, Irma Testa si è messa al collo, nel weekend, la medaglia d’oro ai Mondiali che si sono svolti a Nuova Delhi. La campana si è imposta nella categoria 57 kg, battendo la kazaka Karina Ibragimova.
In un’intervista concessa a Corriere della Sera, come del resto accennato nell’euforia post medaglia, ha ripercorso la carriera e tutti i sacrifici fatti, che ha ribadito rifarebbe.
Testa, nata a Torre Annunziata ha sbaragliato le carte di questo sport e scardinato tanti stereotipi diventano la prima azzurra di sempre nella boxe a una Olimpiade e la prima a vincere una medaglia, il bronzo a Tokyo 2020.
«Da noi non ci sono tante possibilità per i giovani. O vieni da una famiglia perbene e benestante, che ti fa studiare, ma se hai i genitori assenti perché devono lavorare dalla mattina alla sera è difficile prendere strade che ti portino lontano. Io ho avuto il maestro Lucio Zurlo, che ha sostituito i miei. Sono entrata in palestra, mi sono subito divertita, non ne sono più uscita».
Inevitabile parlare anche del coming out fatto ufficialmente dopo Tokyo 2020 e in famiglia a 15 anni.
«Una medaglia olimpica ti mette al riparo da tutto: pensavo che il mio coming out si portasse dietro altre ragazze, così non è stato. Poi ci fu la questione del ddl Zan, l’applauso dei senatori quando non passò in Parlamento. Guardavo con ammirazione chi combatteva questa battaglia per aiutare i più deboli: ho voluto espormi. Mi sarei sentita una codarda, non l’avessi fatto».
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E poi Irma Testa dice: «In Italia il pugilato femminile vince di più di quello maschile, che a Tokyo non c’era, eppure parliamo di una disciplina ancora considerata per uomini. Non è più così. Quanto a me, sono la donna immagine del movimento ma non sono la sola. Conquistare un oro fa bene allo sport femminile in generale».
Infine sugli stereotipi: «Come il calcio femminile: fa venire le gambe grosse, fa diventare omosessuale… Ma quando mai? Il mio sogno è vedere le palestre piene di bambine: prima dei 12 anni non tiri pugni, però entri in un mondo pieno di regole e valori. Ed è falso anche che tirando di boxe ti rompi il naso o gli zigomi: in un incontro ci sono molti meno infortuni che in altri sport considerati non violenti. Il pugilato ti fa crescere».
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