Vannacci a Messina: “Chi resta è l’eroe”. Il coraggio, la memoria, le paure e quel Cous Cous che sa di casa

Sulle rive di Messina, Roberto Vannacci intreccia Foscolo, patria e sapori familiari in un racconto identitario dal tono solenne. Ma sulle paure che agitano il presente, nessuna risposta. Solo un eloquente silenzio
Tra il richiamo ai Sepolcri di Foscolo e riflessioni sul senso della memoria, Roberto Vannacci si racconta. È successo a Messina lo scorso 27 giugno, in riva al mare, con il profumo della salsedine e l’eco della storia a fare da colonna sonora. L’occasione è stata un evento tributo al Comandante Salvatore Todaro, organizzato al Mun Beach Club dei fratelli Impiduglia.
Ma come spesso accade quando c’è di mezzo Vannacci, ciò che parte come cerimonia si trasforma in qualcosa di più. Un viaggio tra valori, emozioni, ideali e un pizzico di sapore.
Todaro, l’eroe che “non andava ma restava”.
“È un onore per me ricordare il Comandante Salvatore Todaro”, dichiara il Generale con tono solenne. Il mare di Messina luccica e lui fissa un punto lontano, poi aggiunge: “La sua vita è un faro per le nuove generazioni”.
Un faro, sì, ma acceso su qualcosa che oggi, spesso, si dimentica: il valore di restare senza inseguire l’eroismo hollywoodiano. “La vera forza non è in chi parte, ma in chi resiste”, dichiara infatti Vannacci con voce ferma. E in un mondo che celebra la fuga, il distacco e la mobilità a tutti i costi, queste parole suonano quasi rivoluzionarie.
L’eco di Foscolo e gli eroi da (ri)scoprire.
C’è spazio anche per la letteratura, perché Roberto Vannacci – tra una mimetica e un comizio – non dimentica i classici. Cita I Sepolcri di Foscolo, con quella frase che non invecchia mai: “La memoria degli uomini illustri arma gli animi di entusiasmo e di virtù”. Poi si fa serio, quasi scolastico: “Sarebbe bello che nelle scuole si ricordassero nomi come Teseo Tesei, Bechi Luserna, Mario Marino…ragazzi che oggi restano a bocca aperta quando li sentono. Ma quegli uomini hanno costruito l’Italia”.
Un appello sincero e diretto, che suona un po’ come una tirata d’orecchie al sistema educativo, ma anche come una chiamata all’orgoglio nazionale.
Paure da generale.
Anche i generali hanno paura? Lo abbiamo chiesto proprio a Vannacci, che senza esitazione risponde: “La paura è ciò che ti spinge oltre ogni limite”. Alla domanda sulle sue paure passate o recenti, riflette invece un attimo e confessa: “Ho paura della malattia senza dubbio. Ma chi non ne ha?”.
Nei suoi occhi però si legge qualcosa di più. Paure vissute, superate, forse ancora presenti. Paure diventate carburante per andare avanti, per resistere, per non arrendersi.
Filosofia, coraggio e cous cous.
E poi c’è quel momento di leggerezza, un tocco di sapore che scalda il racconto: “Se dovessi scegliere un piatto siciliano da portare in missione? Un cous cous di pesce, sostanzioso e abbondante”. Non uno snack qualunque, ma un comfort food patriottico che sa di casa e di Mediterraneo. Proprio come lui: concreto, deciso e pieno di sostanza.
Roberto Vannacci, eurodeputato e uomo di disciplina, resta una figura complessa e controversa, ma quando parla di memoria, paura e valori, sa farsi ascoltare. E tra un eroe dimenticato e un cous cous di mare, il messaggio arriva forte e chiaro: il vero coraggio non è fare le valigie. È restare. Anche quando fa paura. Soprattutto allora.