Tutta la verità di Arianna Fontana: le accuse con nomi e cognomi

L’azzurra dello short track ha parlato apertamente di quanto successo in questi anni

Arianna Fontana l’atleta più medagliata ai Giochi Olimpici invernali e non solo, dietro solo a Edoardo Mangiarotti fa nomi e cognomi.

Dopo la medaglia d’oro vinto a Pechino nei 500 metri dello short track (la sua specialità) l’atleta valtellinese aveva spiegato come in questi anni fosse stata osteggiata.

Un ostracismo da parte di alcuni compagni di Nazionale, tanto da farla cadere in pista e da parte di Federazione e commissari tecnici.

Terminata l’Olimpiade, dopo un botta a risposta con il presidente Gios, la Fontana ha voluto aprirsi totalmente e raccontare quanto vissuto a “Corriere della Sera”.

«Hanno detto che non sono una leader, che ho spaccato la Nazionale. Non sono mai stata una da grandi discorsi: faccio parlare i risultati. Essere sul ghiaccio da 16 anni è un modo di essere leader. Se non mi interessasse la squadra, oggi starei zitta».

Inizia così raccontando davvero come stanno le cose e continua. Nel 2017, dopo aver avuto problemi con Guadec, allora C.T sceglie di farsi seguire da Anthony Lobello e marito di Arianna Fontana.

«Mi metto il paraocchi e tiro dritto verso Pyeongchang 2018: c’è il primo oro individuale da vincere. In Corea, infatti, il lavoro paga. Rientrati in Italia, il Coni ha un’idea: Anthony c.t. delle ragazze. Sei sprecato a lavorare solo con Arianna, gli dice Sanfratello. Ma quando lui chiede di impostare a modo suo il quadriennio olimpico, chiede autonomia, espone la sua visione fatta anche di umanità e sensibilità, l’accordo salta e la Federghiaccio ritira la proposta. Eppure siamo atleti, non macchine».

E poi continua facendo nomi: chi l’ha ostacolata è Andrea Cassinelli e Tommaso Dotti.

I due non avrebbero gradito, per loro stessa ammissione, la presenza della Fontana sul ghiaccio con loro. La Federazione viene informata ma non fa nulla

Arianna Fontana quindi aggiunge:«Cassinelli smette, ma Dotti continua con i suoi giochetti per tutta la stagione. Un ambiente tremendo. Ogni giorno mi sveglio con l’angoscia e il mal di stomaco, chiedendomi: oggi cosa succederà? Cosa faremo io e Anthony di sbagliato? E il giorno del contatto tra me e Dotti, naturalmente, arriva: vado dritta contro le balaustre a 50 all’ora, la caviglia si gonfia».

E poi: «In Giappone Dotti ci riprova: accelera, io imposto la traccia in modo da bloccarlo, a fine allenamento le altre azzurre vengono da me a congratularsi».

Infine torna a parlare della sua possibile presenza a Milano – Cortina, per ora non confermata.

«C’è un tema di cultura sportiva da cambiare: in Italia è un asilo, manca professionalità. Io a Milano-Cortina 2026 ci vorrei arrivare, chiudere ai Giochi italiani come ho iniziato sarebbe una favola ma altri quattro anni così non li faccio».

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