Tilde Minasi celebra con Giusy Versace a Reggio Calabria i vent’anni di nuova vita: “Un esempio che appartiene all’Italia intera“
Venti anni dopo l’incidente che le ha cambiato la vita, Giusy Versace è tornata nella sua città con un messaggio potente: la vita, anche quando ti priva di qualcosa, può restituire molto di più. All’Arena dello Stretto gremita, ha commosso il pubblico: “Se non avessi perso le gambe, forse ci avrei messo un’intera vita a imparare così tante cose… Io non tornerei mai indietro!”
La serata “20 anni di Nuova Vita”, condotta da Edoardo Sylos Labini e accompagnata dalla musica di Daniele Stefani, è stata un abbraccio collettivo.
Tra i momenti più intensi, l’intervento della senatrice Tilde Minasi: “Giusy non rappresenta soltanto un modello di resilienza per la Calabria, ma per l’Italia intera. È la dimostrazione concreta che dal dolore possono nascere forza, idee, energia per il bene comune. La forza di Giusy Versace è patrimonio di tutti noi”.
Non sono mancati i ricordi dell’amico Giacomo Battaglia e i riferimenti alla sua associazione Disabili No Limits, che dona protesi sportive a chi sogna una nuova vita, e alla corsa solidale Happy Run. Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha portato i saluti della città, prima del gran finale: un Quick Step con Todaro, simbolo della leggerezza ritrovata.
“Ogni anno, il 22 agosto, brindo alla vita con la mia famiglia. Quest’anno ho voluto farlo con la mia città: Reggio Calabria è e resta la mia casa”, ha detto emozionata.
Tilde Minasi e il suo impegno per la tutela delle donne e dei più deboli. Gli orfani di Femminicidio.
Parlamentare calabrese, avvocato, in questa legislatura si è distinta per dedizione e concretezza. A Palazzo Madama è una delle Senatrici più produttive, ed è stata inserita al vertice della classifica stilate per individuare le presenze in aula e nelle commissioni. Attiva da tanti anni anche in ambito sociale, tra i numerosi incarichi ricoperti, attualmente è membro della Commissione parlamentare d‘inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere che di recente ha approvato all‘unanimità la relazione sugli orfani di femminicidio. “È un segnale di civiltà che si attendeva da tempo. Finalmente si riconosce per la prima volta, in sede istituzionale, la condizione di chi resta solo, vittima secondaria di una violenza estrema, e vede stravolta la propria vita sul piano affettivo, economico e psicologico”, commenta la senatrice Minasi. “Parliamo in particolare di bambini e adolescenti, spesso testimoni diretti di episodi di ferocia indicibile, che si ritrovano orfani di madre e privati anche del padre, autore del crimine. Una ferita profonda che incide non solo sull‘emotività, ma sull‘intera traiettoria esistenziale. È nostro dovere garantire loro non meri risarcimenti simbolici, bensì un accompagnamento umano, psicologico e istituzionale capace di sostenerne il percorso di rinascita”. La relazione approvata in Commissione prevede misure decisive: istituzione di un‘anagrafe nazionale degli orfani di femminicidio, semplificazione dell‘iter di accesso ai fondi di sostegno, potenziamento del supporto psicologico a lungo termine e diritto alla de-indicizzazione dei dati personali nei casi di forte esposizione mediatica.
Garante nazionale per le vittime di reato anche a tutela delle vittime secondarie
«Si tratta di strumenti concreti – specifica la Senatrice Minasi – che mi rendono doppiamente fiera del lavoro che sto io stessa portando avanti, non solo all’interno della Commissione, coralmente con tutti i colleghi, ma anche individualmente, con la mia proposta di legge sull’istituzione della figura del Garante nazionale per le vittime di reato, concepito proprio come presidio stabile a tutela delle vittime secondarie: un‘Autorità indipendente, in grado di coordinare le Istituzioni, orientare i percorsi di protezione e promuovere una nuova cultura della responsabilità pubblica verso chi sopravvive alla violenza e che si inserisce nel solco degli altri strumenti di tutela in corso di elaborazione”.
La relazione approvata indica una rotta chiara; ora spetta al Parlamento trasformare queste indicazioni in norme vincolanti e finanziamenti strutturali. Ogni vittima secondaria ha diritto a un futuro protetto e a una piena cittadinanza nella comunità.