“Jannik è molto amato e dunque viene difeso sotto ogni aspetto, a prescindere, e questo lo trovo giusto”, premette la Divina, quasi a voler chiarire che non si tratta di un attacco personale, bensì di un’osservazione più ampia sul sistema. Poi, però, il passaggio che non lascia spazio ad interpretazioni: “Credo, però, che la sua vicenda sia stata trattata diversamente dal 99% dei casi”.
Poi aggiunge: “Bisognerebbe spiegare come funziona, per comprendere davvero cosa c’è dietro il caso Sinner. Non è che se il mio fisioterapista si beve una birra e investe qualcuno la colpa è mia ma diventa mia responsabilità se usa una crema su di me e io risulto positiva. Non è il caso Sinner ad essere strano. Vale per ogni atleta. Perché, allora, questo caso deve essere trattato in modo diverso?”.
“In questo caso è stato diverso – aggiunge – la soluzione è arrivata solo dopo i ricorsi della WADA. Una sospensione immediata non c’è stata”. Nessun intento punitivo nelle sue parole, ma un’analisi concreta dei fatti: “Non dico che ci dovesse essere. Ma di fatto è stato trattato come un caso differente dal 99% degli altri atleti che si sono trovati a pagare per una negligenza”.
In realtà, la crema, contenente il Clostebol, non è stata utilizzata su Sinner. Ma il suo staff, nel trattare l’azzurro, non ha utilizzato i guanti. Molti, così, hanno contestato le parole della Pellegrini che presentano diverse inesattezze.