Tennis, Fognini a cuore aperto: «Rifarei tutto. Ballando? Vediamo»

Fognini

Da qualche giorno ha dato addio al tennis

La racchetta è appesa al chiodo, se la guarderà e basta o la riprenderà in mano solo il tempo potrà dirlo. Intanto, Fabio Fognini ha detto addio al tennis, a Wimbledon dopo una lotta al primo turno contro Carlos Alcaraz, poi persa in cinque set.

A Corriere della sera racconta la sua carriera e cosa sta vivendo.

L’azzurro, dopo la partita svela: «Due giorni al buio, in silenzio, con la tv spenta. Flavia lavorava in tv, i bimbi erano con i nonni. Ho preso una birretta con Fabio Fognini e gli ho detto che basta, il corpo non ne poteva più: era ora di smettere. Alla mia età venivo da anni durissimi, in cui recuperare dagli infortuni era diventata un’impresa. Ci stavo pensando da tempo: era nell’aria. Ma siccome sono un tipo molto competitivo, non volevo mollare l’adrenalina. A costo di avere insopportabili dolori ai piedi. Per prima, l’ho detto a Flavia».

Parla anche di Cobolli e dei giovani: «Non mi ero accorto di aver rappresentato un esempio per i ragazzi, strada facendo. Me ne sto rendendo conto solo adesso. Quest’estate, con le chiappe a mollo, ci ragionerò su meglio. Mi hanno scritto i miei amici calciatori dell’Inter, Alberto Tomba, Nadal, Djokovic e tanti altri. Non avevo capito di essere così amato. Da fuori, a volte, mi hanno dipinto per quello che non sono mai stato: alzavo una barriera e davo di matto per difendere la mia sensibilità. Sono stato un ragazzo ribelle ma spero di non essere ricordato per le racchette rotte. Mi sono portato addosso per anni un’etichetta: la verità è che non sono mai stato un santo ma ho sempre fatto del male solo a me stesso. Chi mi ha davvero conosciuto, però, sa».

Non si può non parlare della mancata vittoria in Coppa Davis: «Tocca un tasto delicato. Più che un rimpianto, però, direi che è un sogno irrealizzato. Ho giocato la Davis vera, quella in casa e in trasferta, tre set su cinque. Ho sempre risposto presente alle convocazioni, anche con una gamba sola. Indossando la maglia azzurra ho ottenuto una delle mie vittorie più belle, con Andy Murray a Napoli nel 2014. Per la Nazionale davvero non potevo fare di più. Vincere la Davis era un sogno di cui avrei voluto fare parte, semplicemente perché me la meritavo. Sarebbe stato più giusto così. Non è successo».

Su chi sia oggi Fognini: «Un marito e un papà che non vede l’ora di andare in vacanza con la famiglia. Non voglio più correre: voglio camminare, finalmente. Voglio godermi i bimbi, la vita, la nuova attività di manager e scopritore di talenti, a cominciare da Flavio Cobolli, che dopo Wimbledon entrerà nei primi venti del ranking. Desidero trasferire ad altri la mia esperienza: sarò felice di mettermi a disposizione di chi me lo chiede. Ho due esibizioni già confermate, sto pensando di portare i bambini a New York, dove quest’anno ricorre il decennale della vittoria di Flavia all’Open Usa. Ma adesso stacco tutto. Andiamo in Puglia e non voglio più pensare a niente». E su una possibile avventura a Ballando: «Devo ancora parlare con Milly, che mi aveva voluto come ballerino per una notte. Per uno sportivo competitivo come me, potrebbe essere una bella sfida. Vedremo».

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