Stresa-Mottarone, Luigi Nerini: “voglio incontrare i familiari delle vittime”

Stresa-Mottarone, Luigi Nerini “voglio incontrare i familiari delle vittime”

Luigi Nerini, gestore dell’impianto si dice distrutto. Tadini è ai domiciliari e la sua posizione si aggrava sempre di più

Gabriele Tadini, per ora, è considerato l’unico colpevole per le morti causate dal crollo della funivia Stresa-Mottarone. Mentre lui è agli arresti domiciliari, gli altri due, Perocchio e Nerini, sono in libertà, poiché su di loro non pendono responsabilità dirette.

Ed è proprio Luigi Nerini, gestore dell’impianto, tramite il suo avvocato fa sapere di essere distrutto per quanto accaduto e ha dichiarato: «Voglio incontrare i familiari delle vittime, vedere le tombe di quelle persone, e poi metterò a disposizione tutto quel che ho per risarcirli».

Nonostante la libertà, ormai, la vita del gestore dell’impianto non sarà più la stessa, considerando anche quanto dovrà affrontare nei prossimi mesi, a cui si aggiungono i sentimenti di rabbia dei gestori delle attività turistiche e di ristorazione, rovinate da questa tragedia. Gian Maria Vincenzi, presidente degli albergatori di Verbania, dice al Corriere della Sera: «Anche noi ci sentiamo traditi. La sua famiglia è nota, ci fidavamo di lui. Adesso, comunque vada, questo è un colpo durissimo per un territorio come il nostro, che al novanta per cento vive di turismo estero. In questo fine settimana i nostri paesi sono quasi vuoti, per tacere della montagna».

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Intanto, la posizione di Tadini si aggrava, in seguito alle dichiarazioni degli operai, che lavoravano, insieme a lui presso l’impianto, poiché in merito all’inserimento dei forchettoni che bloccavano i freni, Emanuele Rossi, uno degli operai in servizio, ha dichiarato agli inquirenti: «È stato Tadini ad ordinare di metterli. L’istallazione è avvenuta già dall’inizio della stagione di quest’anno, esattamente il 26 aprile». Poi aggiunge, come riporta il Corriere della sera: «Tadini ha ordinato di far funzionare l’impianto con i ceppi inseriti anche se non erano garantite le condizioni di sicurezza necessarie».

Gli inquirenti hanno sentito anche Davide Marchetto, responsabile tecnico della Rvs di Torino che ha eseguito i due interventi di manutenzione all’impianto. Secondo il quale è possibile che la fune di trazione si stesse muovendo in modo animalo e che questa fosse la causa della perdita di pressione e quindi del blocco della cabina, problema a cui Tadini avrebbe ovviato, inserendo i forchettoni. Ma Marchetto aggiunge anche che il 30 aprile, ovvero il giorno dell’ultimo intervento, Tadini non gli aveva parlato di questa criticità e, quindi, si è dedicato ad altri lavori di manutenzione.

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