Rafael Nadal a “Che Tempo Che fa”, tra rituali scaramantici e felicità

Il tennista è stato ospite dalla trasmissione di Fabio Fazio

Rafael Nadal è stato uno degli ospiti della puntata di ieri sera, 8 maggio, di “Che Tempo Che Fa”, condotta da Fabio Fazio.

Il tennista spagnolo, in collegamento da Roma dove oggi iniziano gli Internazionali (lui sarà in campo martedì) si è raccontato.

Rafael Nadal è reduce dai quarti di finale giocati al Masters 1000 di Nadal dove ha perso dal connazionale e nuovo fenomeno del tennis Carlos Alcaraz, considerato da molti il suo erede.

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Rafael Nadal e il rapporto con Roma

Il tennista di Manacor si è raccontato da Fazio parlando proprio di Roma e delle sue condizioni

«Come sto? Bene, sono contento di tornare al Foro Italico, a Roma». Una città magica e amata da tutti i tennisti e speciali visto che a chiesto, dopo oltre 14 anni di fidanzamento alla moglie Xisca di sposarlo.

Non è mancato anche un momento goliardico relativo ai rituali scaramantici. Rafael Nadal da sempre è noto per ripetere una serie di gesti in maniera quasi compulsiva.

Dalla sistemazione dei capelli alle bottigliette posizionate in maniera simmetrica.

«Mi piacerebbe non fare questo show, ma son tanti anni che lo faccio» ha spiegato l’iberico scherzando e ammettendo su domanda di Fazio di essersi sbagliato sicuramente qualche volta nell’ordine dei gesti.

E sugli obiettivi Rafael Nadal sorprende e non parla propriamente di sport.

«Obiettivi? Per me la cosa più importante è la felicità. La mia vita è tante cose più importanti del tennis. È vero che il tennis è una cosa importantissima per me, però la più importante è la felicità e avere la possibilità di avere esperienze e migliorare come persone. Sono stati venti anni indimenticabili. Ho avuto accanto le persone giuste».

Poi fa un excursus sulla sua carriera citando anche lo zio Toni, per anni il suo storico allenatore (oggi è seguito dall’ex campione Carlos Moya).

«Vengono in mente tanti sentimenti, nella mia carriera sono successe tante cose belle, ma anche gli infortuni mi hanno valorizzato. Mai rotto una racchetta? È  vero, spero di non rompere racchette fino alla fine della carriera. E’ importante mantenere il controllo, saper gestire le proprie frustrazioni. Le mie paure? Ho paura di un sacco di cose, quando giochiamo a tennis c’è anche il nervosismo. Da piccolo tenevo la luce accesa per addormentarmi. Ma da bimbo mi sono divertito tanto e, grazie allo sport, ho potuto conoscere tante persone. Mio zio Toni è stata la persone più determinante della mia vita sportiva: grazie a lui penso di essere riuscito a mantere la disciplina, credo che questa educazione sia stata importantissima per il mio percorso».

 

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