Ginnastica Ritmica, l’ex capitana Pagnini: “Il nostro sport è disciplina”

L’ex capitana della Farfalle ha scritto una lettera aperta ad Ansa

Da giorni è esploso un caso all’interno della Ginnastica Ritmica. Ecco che così anche l’ex capitana delle Ferfalle, Marta Pagnini ha voluto dire la sua.

Da giorni si susseguono denunce relative a minacce e violenze psicologiche subite da ex azzurre della ritmica.

Marta Pagnini ha così scritto una lettera ad Ansa, ripresa in un post Instagram. L’azzurra è stata bronzo a Londra 2012 e capitano a Rio 2016 e due volte campionessa Mondiale.

Ha ammesso di aver avuto qualche problema con qualche allenatrice ma di non aver mai sofferto di disturbi alimentari.

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Spazio anche, da parte della Pagnini a una riflessione su cosa sia la ginnastica artistica e un appello a denunciare e farsi avanti in caso di abusi.

“Praticare sport a livello agonistico é una scelta di vita che spesso avviene in giovane età, giovanissima oserei dire quando si parla di ginnastica ritmica.

Uno degli aspetti fondamentali della ritmica – spiega Pagnini – é la grande disciplina che viene presto appresa dalle atlete, fin dai primi giorni in palestra e senza distinzione di livello.

Dalla pettinatura alla postura, dalla cura del proprio corpo al rispetto per le compagne e per gli insegnanti. Nel mio percorso ho dovuto far fronte a tanti ostacoli, alcuni “fisiologici”, classici del percorso di una ginnasta.

Altri assolutamente evitabili e che hanno lasciato piccole o grandi ferite nel mio cuore di bambina, adolescente e poi donna.

Ho incontrato allenatrici che mi hanno dato tantissimo, che mi hanno cresciuta e supportata con ogni mezzo, che hanno creduto in me e mi hanno motivata. Allo stesso modo ho incontrato persone negative, che mi hanno resa insicura e fragile, che hanno usato parole pesanti e offensive nei miei confronti, portandomi a passare momenti di grande tristezza e difficoltà, anch’essi formativi a loro modo.

Questo é avvenuto quando ero molto piccola e poi anche nei primi anni in squadra nazionale e l’ho raccontato più volte parlando della mia storia.

Ricordo che ai miei tempi mi rivolsi privatamente, con il supporto della mia famiglia, a figure come una psicoterapeuta e una nutrizionista.

Un’esigenza che sentivo forte e che sono felice di aver soddisfatto. Ho appreso con piacere la notizia dell’inserimento di queste figure nello staff della nazionale italiana subito dopo il mio ritiro. Lo trovo un progresso importante, segno che stiamo andando nella giusta direzione.

Non ho mai sofferto personalmente di disturbi alimentari, ma so che sono un fenomeno diffuso tra le giovani e non solo, e non riguardano soltanto il mondo della ginnastica.

Ho avuto modo di leggere le dichiarazioni di altre ex ginnaste che ne hanno sofferto ed esprimo loro la mia solidarietà.

É una realtà triste ma non è la sola, il nostro sport ha anche tanti aspetti meravigliosi, allenatori seri e capaci e tantissime storie a lieto fine!.

La Federazione ginnastica sta indagando seriamente sull’accaduto, affinché vengano messi in atto i giusti provvedimenti. Colgo l’occasione  per invitare tutte e tutti coloro che abbiano necessità di aiuto ad utilizzare un importantissimo strumento messo a disposizione proprio negli ultimi mesi dalla Federazione, che si era mossa in via preventiva su questi temi, ovvero il “safeguarding officer”.

Trovo questo strumento il motore di una doverosa trasformazione all’interno del nostro mondo, sulla scia di paesi che ad oggi sono leader in questo campo e che hanno fatto da apripista già da tempo. Chiedere aiuto o effettuare segnalazioni é un diritto ed un dovere di ciascun atleta poiché è interesse di tutti vivere lo sport come un luogo di confronto, crescita e apprendimento”.

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