Riflessioni sulla legge sul fine vita, il testo è arrivato in Senato ma lascia tutti scontenti: “privatizzano il suicidio assistito”

Il prossimo 17 luglio il testo approderà in aula. Mentre il confronto si fa sempre più acceso, la Toscana è già sul piede di guerra: “privatizzano il suicidio assistito”

La battaglia legislativa sul fine vita entra ufficialmente nel vivo con l’approdo del disegno di legge in Senato e punta all’aula per il 17 luglio. Il disegno di legge introduce cambiamenti significativi rispetto alla normativa toscana, unica regione ad aver approvato una normativa sul suicidio medicalmente assistito.

Tra le novità principali, la creazione di un Comitato nazionale di valutazione, nominato dal governo, che avrà il compito di verificare i requisiti dei pazienti, sostituendo le attuali commissioni etiche delle Asl. Ancora più controversa è l’esclusione del personale e delle risorse del Servizio sanitario nazionale (Ssn) dall’assistenza pratica al suicidio assistito, delegando di fatto il compito al settore privato. Inoltre, il testo prevede un’attesa obbligatoria di 180 giorni per poter ripresentare la domanda in caso di rigetto — una riduzione rispetto ai 4 anni previsti inizialmente, ma comunque significativa.

Parallelamente, il ddl punta a rafforzare le cure palliative, con l’obiettivo di estendere la copertura al 90% dei pazienti potenzialmente eleggibili. Una soglia che neppure la Toscana, tra le Regioni più avanzate in materia, riesce oggi a raggiungere (si ferma poco sopra il 60%). In caso di mancato adeguamento, è prevista la possibilità di un commissariamento da parte dello Stato.

La Toscana al contrattacco

Il governatore Eugenio Giani ha espresso forte contrarietà al disegno di legge: «È preoccupante. Per garantire equità, qualità e imparzialità, questo percorso dovrebbe restare all’interno del Servizio sanitario pubblico».

Sullo stesso avviso è l’assessore regionale alla Salute, Simone Bezzini: «È un testo inaccettabile. Lo Stato abdica alla sua responsabilità lasciando sole le persone più fragili. È una privatizzazione della sofferenza, in contrasto con i principi di umanità e con le sentenze della Consulta».

Anche Enrico Sostegni, presidente della commissione Sanità del consiglio regionale toscano e promotore della legge regionale, solleva dubbi importanti: «Se il testo impedisce alle Regioni di offrire prestazioni sanitarie extra Lea, è un’ingerenza inaccettabile. La legge 502 del 1992 riconosce alle Regioni questa facoltà. Cosa dovremmo fare, appaltare tutto al privato o costringere il Ssn a stipulare convenzioni? È una confusione pericolosa».

Il confronto si fa sempre più acceso. Il Senato si prepara a discutere un testo che potrebbe cambiare profondamente l’assetto normativo e sanitario del Paese sul fine vita, mentre la Toscana resta sul piede di guerra, pronta a nuove battaglie legali in nome dell’autonomia e dei diritti dei cittadini.

Il suicidio assistito dovrebbe infatti essere un diritto dei cittadini e garantito dallo Stato, e non privatizzato.

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