Se vincerà il no, si aprirà la strada alla segretaria del Pd alla leadership. In caso contrario, sarà più complicato per Schlein imporsi. La premier Meloni dovrà “difendersi” per evitare che il voto si trasformi in un referendum sulla propria leadership e sul governo
In molti sono convinti che il referendum costituzionale sulla riforma della giustizia possa rappresentare un momento per cambiare pagina in vista delle prossime elezioni politiche del 2027. E in effetti potrebbe essere proprio così. Ma tutto dipenderà in primis dall’affluenza alle urne.
Ma chi ha più da perdere in caso di sconfitta referendaria? Seppure su fronti opposti, sono Giorgia Meloni ed Elly Schlein. La premier dovrebbe tentare la strada della prudenza e mandare in prima fila i suoi alleati: Forza Italia e la Lega. Per riaffermare così la propria esistenza. In questo caso, se il referendum passa, la Meloni vince comunque senza rischiare in prima persona: se dovesse perdere la battaglia elettorale potrebbe meglio addrizzare il tiro.
Leggi anche–> Attentato Ranucci, chi ha messo la bomba? Il giallo della lettera e la pista albanese
La Schlein deve invece esporsi e non può permettersi nei prossimi mesi atteggiamenti remissivi. Le servirebbero infatti una serie di proposte socio-economiche concrete che portino a votare per il no. In questo scenario, se dovesse fallire, per lei si aprirebbe un futuro incerto perché sia avversari interni sia concorrenti esterni la additerebbero come responsabile del fallimento. Mentre se riuscirà a vincere il no, per lei si aprirà la strada della leadership.




