Reddito di cittadinanza, revocato a chi rifiuta già il primo lavoro. Allo studio del Governo la stretta per i percettori del reddito
Il Governo Meloni, già dal discorso programmatico tenuto dalla premier in Parlamento, ha seriamente intenzione di riformare la legge sul Reddito di Cittadinanza, fortemente voluto e sostenuto dal Movimento Cinque Stelle. Secondo le intenzioni del nuovo Governo è necessaria una stretta, che induca i percettori abili al lavoro a trovare un impiego stabile e duraturo.
Caudio Duringon, sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha dichiarato «Il sussidio non può essere a vita. Va fissato un termine oltre il quale non si può andare, un po’ come con la Naspi». Attraverso la riforma ha aggiunto Duringon «vogliamo solo dare una risposta diversa a chi può lavorare: dignità attraverso il lavoro».
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Il sussidio non sarà, per coloro che risultano abili al lavoro, eliminato da un giorno all’altro, ma i percettori che dopo i primi 18 mesi non avranno trovato un lavoro, saranno sospesi dal sussidio e inseriti per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro, in cui sono previsti corsi di formazione adatti al suo profilo e alle richieste delle aziende.
Inoltre, si starebbe valutando la possibilità di inserire una clausola, secondo cui si decade dal diritto al sussidio di Rdc anche rifiutando una sola offerta congrua di lavoro (dovrebbe essere una ogni due). In definitiva, ha detto Duringon «Un percettore su tre del Rdc» potrebbe perdere il sussidio per inadempienza o perché ha trovato lavoro. Da questa stretta del Governo oltre ad essere colpiti i 660mila percettori, potrebbero esserci anche i 173mila che percepiscono il sussidio anche se già lavorano, ma percependo retribuzioni troppo basse da permettere di accedere al RdC.
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