Radio Vega di Rose Villain o dell’anti-noia

Un’ora esatta dopo lo scoccare della mezzanotte che divide giovedì 13 marzo da venerdì 14 marzo uscirà ovunque, ormai si usa dire così, Radio Vega terzo album di Rose Villain. Terza parte di tre di una trilogia che ha in Radio Gotham e Radio Sakura i due predecessori. Un gran bell’album, ricco di spunti sonori e testuali, cristallizzazione di un talento che indubbiamente fatica a essere decifrato sul palco dell’Ariston ma che altrettanto indubbiamente si sta imponendo nel nostro mercato e quindi nel nostro immaginario.

Che noia.

Raccontare l’uscita di un disco in questo modo, infilando una dietro l’altra le notizie, è di una noia mortale. Converrete con me. Certo, è importante far sapere che un lavoro è uscito o sta per uscire. E magari anche dare indicazioni di massima. Ma farlo così, una parola scialba dietro l’altra, è di una noia mortale, fatto che già di suo nega una immedesimazione con l’ascoltato dell’album, quindi manifestazione di incoerenza.

E dire che per presentare detto album, Radio Vega, rappresentazione discografica del mito di Orfeo e Euridice, Rose Villain ha voluto davvero mettere la musica al centro della scena, partendo proprio dall’ascolto delle tredici tracce che compongono la tracklist, lasciando poi che un Carlo Pastore vagamente invaghito da se stesso intervistasse uno per uno tutti i contributors del disco, rendendo carne pulsante la pagina dei credits, infine lasciando che il medesimo Carlo Pastore potesse intervistare lei e SixPM, suo produttore e co-produttore, dal racconto si è evinto che Rose partecipa non solo alla fase compositiva e interpretativa, ma anche a quella della produzione, per poi lasciare che a porre le domande fossimo noi, dove per noi si intende una minima porzione della tanta gente presente in un Detune, un tempo Atomic, storico locale milanese sito in zona Porta Venezia, mai vista così tanta gente assemblata in un luogo così piccolo e oscuro. Perché, questo era già avvenuto l’anno scorso con Radio Sakura, seguito al passaggio sanremese di Rose Villain con Click Boom!, anche per Fuorilegge, brano passato dal palco dell’Ariston e poi finito dentro la tracklist di Radio Vega è evidente che la musica abbia un peso fondamentale, originale nei suoni in un mondo di omologazione, al punto da espandersi ascolto dopo ascolto, come ho scritto giorni fa unico passaggio musicale che è riuscito a sopravvivere alle giornate post-sanremesi.

Il fatto che la gente, intendendo con gente chi vota i cantanti in gara al Festival, fatichi a riconoscere il talento di Rose Villain, anche quest’anno la classifica l’ha clamorosamente snobbata, ma che poi le canzoni acquistino in effetti peso nei giorni seguenti, diventando a loro modo classici contemporanei, e il fatto che i suoni cui SixPM lavora con Rose Villain, accompagnati dai collaboratori che appunto sul piccolo palco del Detune si sono succeduti, da Davide Rossi a Daykoda, passando per Loudly, Mr Monkey e Okgiorgio, sicuramente ho dimenticato qualcuno, siano così clamorosamente a fuoco, del tutto coerenti e coincidenti con la poetica della nostra, a sua volta clamorosamente a fuoco, quando si tratta di cantare come di rappare, hai voglia poi a dire che il suo non è talento ma fotta, qui si tratta di una top player in grado di trainare la comitiva delle nostre popstar, mai come di questi tempi compatta e ostinata, il fatto che Rose Villain in pratica esca sempre in maniera anonima dal Festival ma che poi diventi in qualche modo colonna sonora del nostro quotidiano è la prova provata che si può decidere di usare Sanremo come trampolino, a prescindere dalla gara, per poi atterrare sul mercato con prodotti a fuoco. A sentirli parlare, Rose e suo marito SixPM, si capisce come sia realmente una coppia di artisti che vivono la musica in simbiosi, senza necessità di dirsi quello che sentono e vogliono farci sentire, il fatto che nel disco ci siano i featuring di pesi massimi quali il solito Guè, Rose ha confermato che nel 2026 arriverà un album in coppia con lui, Lazza, Geolier e Chiello, di cui continua a dire ogni bene, la loro Lacrimogeni una delle tracce più riuscite di un lavoro che, per quanto sia possibile esprimere un parere sensato dopo aver ascoltato un disco in un locale buio e circondati da sedicenti colleghi, appare davvero bello, oltre che quel gigante di Fabri Fibra, la cui prima parte della canzone Bop appare come una delle più belle e incisive barre di tutto questo lavoro, al pari del testo di TU sai, nella sua interezza, e della musica della già citata Lacrimogeni e di Patrick Bateman, sul perché ci siano due riferimenti a serial killer nei tredici titoli dei brani in tracklist ho chiesto io, a un certo punto, dando modo a Rose di parlare non solo del suo amore per il crime e per certe atmosfere emo, che nel disco emergono magari Iddio, ma anche della sua passione per il film American Psycho, oltre che per l’omonimo libro di Bret Easton Ellis, oltre che per Chuck Palahniuk, autore che ha incontrato a una sua presentazione, sua di lui, e che mi ha dato poi modo di chiacchierare con SixPM, essendo stato io nel 1999 traduttore di Survivor, primo libro dell’autore di Fight Club pubblicato in Italia dalla Mondadori. Un album denso e variegato, dall’ascolto distratto al Detune i riferimenti al mito di Orfeo e Euridice non li ho colti, e non avrei potuto anche volendo, ascoltare in mezzo agli altri non è mai efficace come farlo in solitaria, io almeno la vivo così, ma che ci siano dentro gran belle canzoni e che a fianco a storie d’amore tragico, parole sue, ci siano anche messaggi, come il rapporto col proprio corpo o col patriarcato, è fatto evidente anche di primo acchito. Il passaggio della conferenza nel quale Rose ha ribadito che trova aberrante che si dica a volte che lei fa dischi perché “è figa” e non perché è talentuosa, in realtà avrebbe potuto aprire ulteriore dibattito sul fatto che in genere si dica che una cosa “è figa” per dire che è valida, usando una parte del corpo femminile, quella parte, per definire il tutto, per dire del lavoro che c’è ancora da fare, ma sarebbe andare ulteriormente fuoritema, e direi che per oggi abbiamo già fatto abbastanza.

Radio Vega è il terzo tassello di una trilogia, quindi, trilogia che compone l’ingresso di Rose Villain nel novero delle nostre cantautrici, il fatto che lei e SixPM scrivano le canzoni alla chitarra è più volte venuto fuori nei racconti passati dal Detune, e le chitarre sono in effetti assai presenti anche nei brani finiti, a riprova che forse il discorso di Elio riguardo l’inesistenza della musica contemporanea è vero spesso, ma non sempre, ma di questo prometto che tornerò a parlare più avanti.

Per ora basti dire che Rose Villain c’è e lotta insieme a noi, altro che noia mortale.

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Michele Monina, nato in Ancona nel 1969 è scrittore, critico musicale, autore per radio, tv, cinema e teatro. Ha pubblicato 97 libri, alcuni scritti con artisti quali Vasco Rossi, Caparezza e Cesare Cremonini. Conduce il videocast Musicleaks per 361Tv e insieme a sua figlia Lucia il videocast Bestiario Pop. Nel 2022 ha portato a teatro il reading monstre "Rock Down- Altri cento di questi giorni" che è durato 72 ore e 15 minuti ininterroti e ha visto il contributo di 307 lettori.

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