Quarto Grado: intervista esclusiva ad Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara Poggi

A Quarto Grado è andata in onda un’intervista esclusiva ad Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara Poggi
Nel corso della puntata di “Quarto Grado” – in onda questa sera, venerdì 21 marzo, su Retequattro – andrà in onda un’intervista esclusiva ad Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara Poggi, la 26enne di Garlasco uccisa il 13 agosto 2007. Per il delitto è stato condannato a 16 anni in via definitiva l’ex fidanzato della giovane, Alberto Stasi.
Dopo18 anni, il colpo di scena: Andrea Sempio, all’epoca già oggetto di indagini, è tornato nel registro degli indagati. Uno studio effettuato da genetisti avrebbe rilevato tracce di DNA del 37enne, sulle unghie della vittima: Sempio ha ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa di omicidio.
In esclusiva a “Quarto Grado” le parole di Sempio:
Andrea Sempio, sei indagato in concorso o da solo per aver ucciso Chiara Poggi, che è la sorella del tuo amico Marco. Nel 2007 tu non scappi, rimani. Nel 2017, dopo la prima indagine, non scappi e rimani.
«Non sono scappato, perché non ho motivo di scappare e di nascondermi. Infatti, il mio obiettivo è tornare al lavoro, alla vita normale, il prima possibile. Adesso mi sono preso qualche giorno di tempo… rispetto a quanto provato all’inizio e negli anni, questo è il momento ovviamente peggiore: quello dove sei braccato. Quindi devo stare un po’ attento».
Braccato da chi e attento a cosa?
«Braccato dai giornali e dai media che ti seguono, fanno gli appostamenti, vengono sul posto di lavoro…».
Ti senti braccato anche dagli inquirenti?
«Quello no. Da un lato sono… non so come dirlo… sembra un po’ un paradosso… sono contento che gli inquirenti e la giustizia facciano il loro lavoro e spero vadano fino in fondo per accertare, una volta per tutte, la mia posizione… così da chiuderla e poter tornare ad avere una vita normale, senza dover preoccuparmi ogni tot anni di finire nel tritacarne».
Il 13 agosto del 2007 entri in casa di Chiara Poggi e la uccidi?
«No, assolutamente no. Io non c’entro assolutamente nulla con il fatto. In questa vicenda non ho nessun peso sulla coscienza, non ho nulla da tenere nascosto, non ho segreti. Sono contento che le autorità vadano a indagare, a scavare il più possibile. Non c’è nulla… guardino tutto… va benissimo… facciano tutto quello che devono fare, così da chiarire una volta per tutte la mia posizione».
Non avevi una relazione nascosta con Chiara Poggi?
«No: non c’è mai stata né una relazione, non c’è mai stato nessun contatto personale non solo fisico, ma non c’è mai stata una chiamata sul cellulare, un contatto, un’uscita con amici. Non c’è e non ci può essere».
E non perché l’hai nascosta in qualche modo?
«No. No. Non c’è mai stata: non frequentavamo lo stesso giro, non ci sentivamo in privato. Non c’è niente sotto. Niente».
Il tuo DNA potrebbe essere presente o rilevato da genetisti sotto le unghie di Chiara Poggi
«Frequentavo la casa, quindi dovessero trovare delle mie tracce, DNA, impronte… frequentavo la casa, cioè ero lì nei giorni precedenti, andavo lì con Marco. Quindi se ci fossero mie tracce, non sarei stupito. Quello che mi dà da pensare è che – adesso – dicano DNA, probabilmente da contatto. Però, dico: se fosse DNA da contatto, allora non dovrebbe esserci una parte minima e infinitesimale. Mi aspetterei una quantità sostanziosa, ben evidente».
Secondo l’accusa avresti già potuto far scontare dieci anni a un innocente in carcere. Un doppio peso sulla coscienza quindi?
«In realtà, in questa vicenda, non ho pesi sulla coscienza: sono innocente, non ho fatto nulla, non c’entro nulla».
Dicono che potresti essere andato lì quella mattina e aver avuto un contatto diretto che non hai mai raccontato?
«No. No…».
Spiega anche questo, perché quando sorridi hai paura di essere travisato?
«Sì: perché per sopravvivere alla situazione, più che altro mediatica, l’unica cosa appunto è una maschera di cera, non reagire, far vedere che non sei toccato e andare avanti. In qualunque modo reagisci, verrà ribaltato contro di te. Se ti fai vedere abbattuto, affondano di più il colpo. Se resisti, allora c’è qualcosa di strano perché resisti, quindi…».
È una maschera per nascondere l’omicidio?
«No: è una maschera per sopravvivere emotivamente a tutto questo turbine mediatico».
Perché parli oggi con me?
«Perché credo che ormai sia arrivato il momento di parlare: è il momento di farsi vedere e di parlare, per la prima volta da che è ripartita questa vicenda. Per un po’, è vero, mi sono tenuto nascosto, ma anche per dare modo, per essere disponibile, per l’autorità… per qualunque cosa… se dovevano convocarmi, se avevano bisogno di me, per esserci. Non ho null’altro da nascondere».
Ma per una strategia o perché ne senti il bisogno?
«Perché a un certo punto c’è proprio il bisogno di uscire, non puoi continuare a vivere celato. Una volta che ti metti alla luce e vedono che non c’è nulla su cui poter attaccare – basta – hai finito, sei libero».
Se Alberto Stasi risultasse innocente, avresti paura di una trafila giudiziaria come la sua, con un carcere scontato da innocente?
«Certo: sulla bilancia comunque bisogna anche valutare quell’ipotesi… sapere che in tutto questo, dall’altra parte ci può essere una condanna pesante».
Ci sarà una spiegazione al tuo DNA sotto le unghie, o sopra le unghie, o dove si troverà, o se ci si troveranno impronte tue. Non sei stato lì per ucciderla quando Marco era in vacanza?
«No, quello… no. No. È un sorriso di assurdità. No».
Che numero hai di scarpe?
«44».
Non saranno tuoi i capelli trovati in manco a Chiara?
«Non credo proprio».
Togli la maschera e parla sinceramente. Io metto anche in conto che tu mi stia mentendo…
«Ok. Sono arrabbiato e spaventato, sia per me stesso sia per gli altri. Sono spaventato, ma non dal punto di vista legale… ma dal punto di vista di tutto ciò che la situazione comporta: da mia madre che continua a piangere, al doversi nascondere… c’è poco da dire».
Anche tutto questo buco di vita, ragazze che dicono che non hai non hai più avuto una vita dall’omicidio, non hai avuto fidanzate… hai fatto i corsi di autocentramento…
«Sì, sì, dicono tutto».
Te li elenco fino a… l’abbiamo cannata con tuo padre…
«Sì, ma sono tutte… allora… c’è da dire una cosa: adesso ho sentito che mi recriminano il fatto che sono una persona asociale, oscuro, che non ha amici, non esce. Ma io, soprattutto dopo la prima volta che sono stato tirato in mezzo, ovviamente sono sparito dai social, non posto le mie uscite, non dico dove vado, cosa faccio, perché l’ho già vissuta. So che la prima cosa che fanno è andare a pescare tutti quelli che sono collegati a me e saltargli addosso. Quindi devo proteggere non solo me stesso, ma anche gli altri attorno a me. Anche perché, a un certo punto, tu vivi quasi un senso di colpa verso le persone che hai attorno e che ti vogliono bene».
Ci saranno, credi, degli eventi che potranno smentire quello che stai raccontando oggi?
«No, no. Se le indagini potranno andare avanti con tranquillità, fatte tutte le verifiche, piano piano viene spiegato tutto, viene appianato tutto».
Qual è il tuo alibi?
«L’alibi è la giornata così com’è andata. Mi sono svegliato, ho atteso che tornasse mia mamma a casa, ho preso la macchina, sono andato in una libreria a Vigevano… la trovo chiusa… basta».
Ma dicono la sosta è di un’ora, ma perché quando tu metti l’euro ti segna comunque un’ora?
«Sì… ma è quello… per forza».
Quindi non sei stato un’ora a Vigevano?
«Ma no, la cosa è anche confermata. Il biglietto del parcheggio funziona così: tu metti dentro, ti dà la mezz’ora, l’ora, eccetera, eccetera. Non è nulla di strano come funziona il biglietto del parcheggio… ma quello scontrino non è un alibi. Anche perché non copre il momento, il periodo dell’omicidio… è soltanto per dire: ho detto che sono stato a Vigevano e sono stato a Vigevano. Quindi quello che ho raccontato è vero, ma non è un alibi. Non copre il momento che servirebbe per scagionarmi».
Vuoi dire qualcosa a Marco o glielo dici privatamente quello che pensi?
«Io e Marco già ci sentiamo».
Ti crede?
«Sì, assolutamente».
E crede quindi anche a quelle tre chiamate sospette a casa sua quando lui era in vacanza?
«Sì, sa già tutto. Tra me e lui non c’è mai stato un attimo di sfiducia, di dubbio».
Sei tranquillo con la tua coscienza?
«Con la mia coscienza sono tranquillo, sì. Per come sta andando il periodo, no… ma sfido chiunque a stare tranquillo in questa situazione».