Pietro Orlandi e l’audio con pesanti illazioni su Giovanni Paolo II

Pietro Orlandi

Pietro Orlandi e l’audio con pesanti illazioni su Giovanni Paolo II. Ecco cosa ha risposto l’allora segretario personale del Pontefice

Pietro Orlandi è tornato a parlare della vicenda di scomparsa della sorella, dopo essere stato sentito dal Promotore di giustizia vaticano. Nel corso della puntata DiMartedì, Orlandi ha fatto sentire un audio in cui si fanno pesanti illazioni su Giovanni Paolo II. In un passaggio si dice: “Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case…”. A parlare è un uomo vicino alla banda della Magliana, che in un altro passaggio aggiunge:  “Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile. E così il segretario di Stato a un certo punto è intervenuto decidendo di toglierle di mezzo. E si è rivolto a persone dell’ambiente carcerario”.

Ha poi aggiunto Pietro Orlandi: “Papa Wojtyla usciva ogni tanto la sera con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case”. “Sono convinto che Giovanni Paolo II, Ratzinger e Francesco siano a conoscenza di quello che è avvenuto”, aggiunge Orlandi.

Dopo queste dichiarazioni, è giunta la replica dell’allora segretario di Giovanni Paolo II, il cardinale Dziwisz, il quale tramite avvenire parla di «avventatissime affermazioni – ma sarebbe più esatto subito dire ignobili insinuazioni – profferite dal signor Pietro Orlandi sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela».

Leggi anche: Pietro Orlandi sentito in Vaticano: “Ho fatto i nomi, ora niente sconti”

«È appena il caso di dire – sottolinea Dziwisz – che suddette insinuazioni, che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità, sono in realtà accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali».

Aggiunge il cardinale che mentre «un crimine gigantesco è ciò che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia, criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale».

Infine conclude: «il dolore incomprimibile di una famiglia che da 40 anni non ha notizie su una propria figlia meriti tutto il rispetto, tutta la premura, tutta la vicinanza. Così come non ci si può, in coscienza, non augurare che la verità su questa angosciante vicenda finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi. Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II – aggiunge il porporato – posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela. A questi atteggiamenti io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l’Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di Chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede».

Lascia un commento

Instagram Feed

error: Il contenuto è protetto