Quando dietro a un outfit c’è un significato molto più ampio
Serena Williams, giocatrice simbolo del circuito WTA e alla ricerca del suo 24esimo Slam per entrare nella storia è impegnata in questi giorni con l’edizione 2021 degli Australian Open.
A Melbourne ha fatto il suo debutto nella giornata di ieri, 8 febbraio, sfoggiando una tuta.
Outfit a cui non è nuova e che anzi aveva già fatto discutere: nel 2018 aveva indossato, in occasione dello Slam parigino del Roland Garros, la tuta da “Black Panther“. Tuta che aveva destato scalpore tanto da scatenare la reazione degli organizzatori del torneo che l’avevano bandita.
L’abbigliamento era diventato un caso mondiale con la tennista costretta a difendersi e a spiegare come fosse stata scelta perché utile per la circolazione dopo essere diventata mamma.
Su Instagram scriveva: “Qualcuno ha detto tutta? Per tutte le mamme che hanno affrontato una difficile ripresa dalla gravidanza – ecco. Se posso farlo io, potete farlo tutto. Vi amo!”
Nike, main sponsor della statunitense, era scesa in campo in difesa dell’americana con una campagna pubblicitaria studiata ad hoc.
“Puoi anche togliere i costumi ai supereroi ma non potrai mai privarli dei loro superpoteri”.
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L’ex numero uno, a Melbourne, è tornata in campo con una tuta che questa volta assume un altro significato simbolico: metà pantalone lungo e metà corto. L’americana ha deciso di rendere omaggio a una ex leggenda dello sport americano e dell’atletica ovvero Florence Griffith scomparsa a 38 anni nel sonno.
Una scelta non casuale e anzi studiata per ricordare un pezzo dello sport americano.
“Sì, sono stata ispirata dalle imprese di Florence quando ero piccola – ha ammesso la Williams a – i suoi look erano sempre fantastici: la tutina intera con il cappuccio, le unghie laccate, la gamba nuda fuori… Così, quando il team Nike mi ha espresso l’intenzione di citarla ho detto subito okay, facciamolo, mi piace!”.
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