Oslo, italiana aggredita dall’ex, il padre: «Le avevo detto di denunciarlo»
A dirlo il padre in un’intervista
Il 20 dicembre, a Oslo, una ragazza italiana è stata aggredita a coltellate dall’ex. Fortunatamente, si è salvata, grazie all’intervento di alcuni amici ma le condizioni rimangono critiche.
Il padre di Martina, la ragazza aggredita, ha parlato a Repubblica.
«Ero stato io a dire a mia figlia: a questo punto denunciamolo. Ma lei diceva di no, che lo avrebbe rovinato. Mi aveva assicurato che sarebbe riuscita a gestirlo. Il suo ex non aveva dato segni di squilibrio se non dopo che si erano lasciati».
Poi sulle condizioni della figlia, che è stata colpita da diversi colpi, con tagli fino alla carotide non si sbilancia.
«Ha superato un collasso dovuto alle emorragie, che è stato risolto. In questo ospedale sono molto bravi, sono rapidi ed efficienti. Fortunatamente è curata molto bene. È molto dura ma bisogna andare avanti e farsi forza. Forza. Dopo i due interventi che le hanno già fatto, ne sono stati già programmati altri. La opereranno rapidamente alle mani e dietro la testa. Per fortuna le lesioni non hanno coinvolto organi vitali», sottolinea, ma «il problema sono le infezioni che potrebbero partire dalle ferite. Intanto Martina è sedata, perché deve stare tranquilla mentre si occupano di lei».
«Ero in studio a lavorare. Mi ha chiamato il consolato senza spiegarmi, all’inizio, cosa era successo. Hanno detto che era ricoverata all’ospedale ed era gravemente ferita», spiega il padre.
«L’ha trovata al lavoro, è entrato e all’improvviso, l’ha aggredita come un pazzo e ha iniziato ad accoltellarla». Poi l’intervento di due amici che le hanno salvato la vita.
«Il suo ex mi è sempre sembrato un bravo ragazzo. Hanno convissuto un anno e mezzo e lui per due anni ci ha frequentato. Io sono venuto a Oslo sei volte da quando c’è mia figlia e lui era sempre presente, gentilissimo. È venuto con noi in vacanza, è stato in casa mia, nelle case della mia ex moglie, dei nonni di mia moglie. Siamo andati in vacanza all’estero, in montagna. Non aveva dato segni di squilibrio se non dopo che si erano lasciati».
I problemi sono iniziati quando si sono lasciati: «Mia figlia è una ragazza corretta e gli aveva spiegato che la storia era finita. Lui diceva di non accettarlo, era convinto che mia figlia fosse l’amore della sua vita. Una volta, mi ha raccontato Martina, le aveva mandato un messaggio dicendo che si sarebbe ammazzato. Poi i problemi sono passati. A novembre lei mi ha raccontato che lui ogni tanto le rompeva ancora le scatole, essendo un tecnico informatico riusciva ad esempio a mandarle dei messaggi con mail sconosciute».
Il padre aveva proposto di denunciarlo ma Martina aveva detto «che sarebbe riuscita a gestirlo. Del resto, a parte i messaggi, mai si era presentato nel negozio dove lei lavora, tutti i colleghi me lo hanno confermato anche in questi giorni».
«Secondo me, l’effetto scatenante è stato il viaggio che ho organizzato per gli ottant’anni dei nonni di Martina in Kenya con tutta la famiglia. A giugno, quando i ragazzi stavano ancora insieme, avevo invitato anche lui e mi aveva detto di essere strafelice di partecipare. Mia figlia doveva partire per l’Italia il 24 dicembre, per poi venire in Africa con noi, e lui evidentemente ha ripensato a quel viaggio ed è scoppiata la rabbia».
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