Neonato morto al Pertini, la denuncia della madre aggrava la posizione dell’Ospedale
Neonato morto al Pertini, la denuncia della madre aggrava la posizione dell’Ospedale: “ho seguito i loro consigli”
La posizione dell’Ospedale Pertini di Roma in merito alla morte del bimbo di pochi giorni sembra aggravarsi dopo la denuncia della madre, che getta altre ombre sulla gestione ospedaliera. La donna, infatti, ha deciso di sporgere denuncia e nella sua deposizione ha detto: “Ero distrutta per la stanchezza del lungo travaglio e ho chiesto consiglio a medici e infermieri: mio figlio piangeva spesso e io non sapevo che cosa fare, come calmarlo. Mi è stato suggerito dal personale di turno che, se il bambino avesse pianto, sarebbe stato opportuno tenerlo a letto con me”. Nella denuncia, riportata dal Corriere della Sera, si legge anche: “Il consiglio, abbinato alla pregressa stanchezza, ha posto mio figlio di fronte ad un rischio che si è purtroppo concretizzato”.
Dunque, dalla denuncia della donna emergerebbe una superficialità nella gestione del protocollo rooming in, ovvero la pratica di tenere il bambino nella stanza subito dopo la nascita. Il bimbo, secondo il protocollo, deve essere posto nella sua culla se la madre non riesce a rimane sveglia. Invece, alla donna sarebbe stato il personale a dirle di tenerlo nel letto.
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Oltre a questo, si aggiunge anche un altro aspetto definito dalla donna “sconcertante”. Nella denuncia, la donna ha raccontato di essere stata contattata dal Pertini il 13 gennaio, cinque giorni dopo la morte del piccolo. Al telefono era il pediatra che le ha chiesto il motivo per cui lei e il suo bambino non si fossero presentati alla visita di controllo. Tre ore dopo è arrivata una seconda telefonata dall’ospedale di scuse.
C’è anche un altro episodio emerso nella denuncia e che risale al 6 gennaio. Il padre del piccolo si reca nell’ospedale per far visita alla compagna e al neonato, ma quando citofona, gli risponde un infermiere, che gli dice che la madre sarebbe potuta uscire dalla stanza, «lasciando il bimbo in camera se quest’ultimo dormiva». Se la donna fosse davvero scesa, il piccolo sarebbe rimasto «incustodito». E «tale circostanza è del tutto inconferente rispetto al protocollo del rooming in».
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