Menti & Commenti, “Il Grande Giorno” «Una fine può significare un nuovo inizio»

Analisi del film “Il Grande Giorno”: Quando un invito a nozze si trasforma in esortazione alla leggerezza

Fonte immagine: Screenshot da video – https://www.youtube.com/watch?v=m1wKGvxm0qk

 

Prendila così, non possiamo farne un dramma… parafrasando l’incipit di una famosa canzone di Battisti si sintetizza in una sola frase l’atteggiamento che fa da leitmotiv al film.

L’argomento matrimonio è stato più volte preso come spunto dal trio: questa volta diventa il tema principale.

Elio e Caterina i due “promessi sposi” stanno per essere fagocitati da una festa megagalattica – come se fossero i rampolli di una casa reale – che durerà per ben tre giorni, organizzata dai loro genitori. La location, Villa Cramer, ribattezzata Villa Smerdi quasi alla fine del film e a ragione, è un mix di lussuosissime residenze lacustri in stile neorinascimentale adagiate sulle sponde del lago di Como a Blevio, a Bellagio, ma anche a Stresa sul lago maggiore.

Lo sposalizio è il suggello di un rapporto d’amicizia e d’affari che dura da trent’anni. Ma l’opulenza che viene messa in atto nella pianificazione dei festeggiamenti è pari all’inconsistenza del desiderio che si realizzi concretamente. È una questione d’interesse per tutti, per le famiglie e per coloro che sono stati ingaggiati per inscenare la farsa, a cominciare dai prelati per finire agli amici che profondono a più riprese folate d’invidia e smisurato sarcasmo camuffati da falso entusiasmo.

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I futuri sposi, anestetizzati da una valanga di incombenze escandescenti, negano a loro stessi la voglia di volatilizzarsi e, a tratti, consapevoli dell’importanza del passo, sperano che accada qualcosa che possa bloccare tutto. E in effetti si susseguono una serie di congiunture avverse, veri e propri segnali del destino, che prendono corpo con Aldo, fisioterapista naïf e terrone verace, nuovo compagno di Margherita, l’ex moglie di Giovanni. Questi è il padre della sposa, l’unico caparbiamente entusiasta del matrimonio, al punto da risolvere con palate di denari ogni inconveniente che si presenta, disposto a tutto pur di ottenere il risultato sperato, e dare dimostrazione ai convitati della sua capacità organizzativa e della ricchezza che può permettersi di sperperare.

Delirante narcisismo portato alle estreme conseguenze, che non si lascia irretire davanti a niente, che non considera l’inaspettato inciampo, l’imponderabile che si svela, per caso, il palesarsi di una realtà inconfutabile con delle pesanti ricadute da ogni parte, che rischia di mandare all’aria – come poi del resto accade – il “progetto matrimoniale”.

 

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I personaggi sono costruiti in modo da essere l’incarnazione di prototipi esistenziali, messi in crisi dell’inconveniente: Giovanni l’irriducibile padre e marito controllante, manipolatore, maniaco di grandezza, Giacomo, padre dello sposo, ipocondriaco taccagno divorato dall’ansia e dai sensi di colpa, le rispettive consorti, Valentina e Lietta entrambe iper accudenti, la prima con la “sindrome della seconda moglie” e la seconda rassegnata, insoddisfatta in attesa di una scossa di vita che le arriva però proprio nel momento e nel modo peggiore che potesse immaginare: “vomitino” nomignolo affibbiato al marito Giacomo a causa del reflusso gastroesofageo che lo rende dipendente da gastroprotettori e ansiolitici, è un traditore doppio: con un solo colpo di debolezza della carne demolisce l’amicizia trentennale e il suo matrimonio, abbandonandosi ad una scappatella proprio con Margherita, allora ancora moglie di Giovanni. La casuale scoperta, svelata attraverso l’ingenuità bonaria e quanto mai inopportuna di Aldo, mette tutto a soqquadro in un istante, facendo scivolare il film in una pozza di amarezza putrida senza ritorno, alla quale però non può essere data soluzione con i quattrini.

Nel secondo tempo la comicità degli imprevisti comunque superati viene soppiantata dalla drammaticità delle rivelazioni. L’atmosfera si fa greve e la situazione sembra irrecuperabile quando si concretizza ciò che padre Francesco, prete di montagna – una sorta di don Abbondio contemporaneo specializzato nel celebrare funerali – ripete come un mantra: “per ogni fine, c’è un nuovo inizio”. Superato lo choc tutti cominciano a fare i conti con le loro rinunce e annesse frustrazioni: Elio e Caterina, scampati alla condanna di un matrimonio infelice, imparano ad anteporre le loro necessità legate alla giovane età al volere dei genitori e prendono le redini della Segrate Arredi… “e sai dove ti siedi!”. Lietta lascia Giacomo alla sua inerte e scolorita esistenza e torna a lavorare sulle ambulanze della Croce Rossa, Giovanni e Valentina ricominciano una nuova vita in Burkina Faso, Margherita e Aldo chiariti alcuni equivoci tornano in Norvegia più innamorati di prima.

Note tecniche

Film: Il Grande Giorno

Regia: Massimo Venier

Soggetto: Massimo Venier

Sceneggiatura: Aldo, Giovanni e Giacomo, Davide Lantieri, Michele Pellegrini, Massimo Venier

Lingua originale: italiano

Paese di produzione: Italia 2022

Durata: 100 min

Genere: commedia

Produttore: Emanuela Rossi

Casa di produzione: Agidi due, Medusa Film Distribuzione

Fotografia: Vittorio Omodei Zorini

Montaggio: Enrica Gatto

Musiche: Brunori Sas

Scenografia: Valentina Ferroni

Costumi: Magdalena Paula Grassi

Interpreti e personaggi

Aldo Baglio: Aldo

Giovanni Storti: Giovanni

Giacomo Poretti: Giacomo

Antonella Attili: Lietta

Elena Lietti: Valentina

Lucia Mascino: Margherita

Margherita Mannino: Caterina

Giovanni Anzaldo: Elio

Pietro Ragusa: maître

Francesco Brandi: don Francesco

Dina Braschi: Annalisa

Andrea Bruschi: Bistolfi

Davide Calgaro: Gabbo

Marouane Zotti: capo cameriere

Noemi Apuzzo: Sonia

Matilde Benedusi: Martina

Jerry Mastrodomenico: Landi

Eleonora Romandini: Alessia

Roberto Citran: cardinale Pineider

Francesco Renga: se stesso

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