Le parole del figlio del cantante

«Invidia è una brutta parola» premette subito Matteo Bocelli, 28 anni, figlio del celebre tenore. «Posso dirle un motivo per cui stimo il mio babbo: la capacità di affrontare con calma situazioni difficili, scrollandosi di dosso i cattivi pensieri».

Del padre artista, dice invece di ammirare «la resistenza vocale. Sono quarant’anni che tiene botta: sere fa era al Metropolitan di New York, a 67 anni non è da tutti».

Matteo, che oggi è in tour in Europa prima di approdare negli Stati Uniti e poi in Sudamerica e Australia, sorride quando ricorda l’infanzia: «Da ragazzino mi vergognavo a cantare davanti a lui». E ancora: «Alle medie ho preso tredici note di fila… ero vivace, disturbavo. Mio padre è sempre stato il più severo, ma alla fine ha fatto bene».

Anche la sorellina Virginia, racconta, vive oggi le stesse difficoltà: «Torna a casa in lacrime per quello che le dicono i compagni. Cerco di spiegarle che certe cose ti fortificano, che anche le offese ti aiutano a restare umile. Da piccoli ci chiamavano viziati, privilegiati. E facevano commenti sulla cecità del babbo. Quando sei bambino ti resta dentro».

Seguire la strada del padre non lo spaventa: «Alla base c’è una passione vera. Faccio quello che più amo al mondo. Incosciente? Forse sì, ma la vita va vissuta con naturalezza». E aggiunge: «Le etichette ce le abbiamo tutti. Io nel mio piccolo cerco di impegnarmi al meglio».

In casa conserva un cimelio importante: «Il giubbotto di pelle nera con cui babbo vinse Sanremo nel ’94. È custodito a modino nell’armadio».

Sul duetto per papa Leone XIV racconta: «Sono stato più lucido rispetto a quando ho cantato per papa Francesco, lì a un certo punto i fiati non li avevo più, era troppa l’emozione. Mi hanno detto che Leone ha voluto il video di Fall on me e l’ha rivisto molte volte».

Tra gli ospiti illustri che ha conosciuto, Matteo ricorda un episodio da film: «Da piccolo avevo una cotta pazzesca per Angelina Jolie. Babbo mi disse che non avrei potuto incontrarla e ci rimasi malissimo. Poi, di nascosto, organizzò la sorpresa. Mi portò a un evento e lei era lì. Bellissima. Restai immobile come una mummia».

Anche con Ed Sheeran e Johnny Depp ci sono stati momenti inaspettati: «Dopo un concerto al Teatro del Silenzio hanno dormito da noi. Ho messo su l’acqua per la pasta al pomodoro e ci siamo bevuti una birra. Johnny è un uomo fragile, ma buono».

Sul tennis con Jannik Sinner scherza: «Volevo sfidarlo a ping pong, ma non c’è stato tempo».

Con Will Smith ha improvvisato Quando, quando, quando, e con Jennifer Lopez ha posato per Guess: «Non sapevo che ci sarebbe stata anche lei. Me la sono ritrovata seduta sul pianoforte. Le ho suonato il Chiaro di Luna. Almeno tutti quegli anni di conservatorio mi sono serviti».

Ride ricordando i tempi del pianobar con gli amici: «Invece di andare in discoteca, noi vino e pianoforte. Ce la siamo sempre cavata».

Sull’amore preferisce il mistero: «Ho avuto due relazioni importanti. Ma ci sono innamoramenti brevi che sono altrettanto veri. Adesso? Restiamo nel vago. Mi innamoro ogni giorno della vita».

Da adolescente, confessa, «ero un nerd cicciotello e con i brufoli». Oggi è considerato un sex symbol ma resta autoironico: «L’estetica conta, ma anche il carisma. Crescendo ognuno si studia le sue tattiche per conquistare».

La prima lettera d’amore? «Andò bene, lei ricambiava. Poi si bloccò e smise di parlarmi. Ho capito quanto sono complicate le donne».

Sulla collaborazione con Gianluca Grignani per La mia storia tra le dita racconta: «Mi ha scritto dicendo che all’inizio era quasi geloso perché l’avevo fatta proprio bene. Poi ha voluto cantarla con me. È venuto a casa, un uomo molto buono e sensibile».

Sdrammatizza quando gli chiedono se siano andati a fare baldoria: «No, abbiamo fatto i bravi».

Della lite tra Grignani e Laura Pausini non vuole parlare troppo: «Ci sono rimasto male, forse si poteva risolvere diversamente. Invece di fare la guerra magari la si poteva cantare tutti e tre insieme».

Conferma la sua presenza al matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sanchez, ma non aggiunge dettagli: «Ho firmato un contratto di riservatezza. Mi sentivo una formica in mezzo a tante persone importanti».

Nonostante tutto, resta legato alla semplicità: «Sono un tipo riservato, amo svegliarmi all’alba per andare a funghi in Garfagnana o raccogliere olive con un amico. Alla sera poi si va al frantoio e con il primo olio si condisce la pasta. È tradizione».