“Masterchef”: c’è il prodigio della cucina Flynn McGarry. Eliminati Marco e Daiana
Ottimi ascolti per la puntata di ieri sera
È andata in onda ieri sera, 21 gennaio, una nuova puntata di MasterChef Italia. Il programma, che per protagonisti, oltre gli aspiranti chef Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo, Giorgio Locatelli ha registrato ottimi dati di ascolto.
Le ultime due puntate hanno ottenuto 1.159.598 spettatori medi col 3,92% di share, in salita del +12% rispetto alla precedente stagione e il 73% di permanenza; nel dettaglio, il primo è stato l’episodio più visto della stagione fino a questo momento con 1.224.405 spettatori medi e il 3,6% di share (in crescita del +9% rispetto alla omologa puntata della scorsa edizione), con il 72% di permanenza e 1.696.098 contatti; il secondo, ha totalizzato 1.094.790 spettatori medi e il 4,32% di share (anche in questo caso in salita del +16% rispetto a un anno fa), con il 74% di permanenza e 1.479.902 contatti.
Una serata, quella di ieri, davvero speciale.
Già a partire dalla Mystery Box, che ha toccato due temi che da sempre stanno a cuore al mondo MasterChef: lotta allo spreco e valorizzazione della biodiversità.
Gli aspiranti chef hanno infatti trovato sotto le scatole 10 ingredienti in via di estinzione.
I concorrenti hanno dovuto quindi preparare un piatto usando tutti questi ingredienti e sprecandone il meno possibile. C’erano la sgridda, un pecorino sardo molto antico di Escalaplano (Sardegna); i ceci neri della Murgia, da Acquaviva delle Fonti (Bari); il lupino gigante di Vairano (Caserta); la miai ficu, dalla Valle del Crati nella provincia di Cosenza, una melassa di fichi; il peperone di Polizzi (Palermo); l’uva saslà dalla zona dei colli bolognesi tra Castello di Serravalle e Monteveglio; il pomodoro canestrino di Lucca; la cipolla paglina di Castrofilippo (Agrigento); la farina del grano di Solina del Gran Sasso, nella zona dell’Aquila; l’agnello sambucano della Valle Stura, in provincia di Cuneo.
I tre cuochi amatoriali chiamati dai giudici in quanto artefici dei piatti migliori sono stati Jia Bi, Federica e Irene, e ad accedere all’Invention Test come vincitrice della prova è stata Federica, che si è aggiudicata così dei vantaggi molto consistenti.
Ha potuto conoscere il grande ospite della serata, un vero fenomeno mondiale: l’enfant prodige della cucina internazionale Flynn McGarry, affermato e acclamato talento appena 22enne, soprannominato “il Justin Bieber del food”, che a soli 19 anni ha aperto il suo ristorante a Manhattan, il Gem.
Ha assaggiato le 3 creazioni dello Chef che ha poi assegnato ai suoi avversari con l’obiettivo di replicarli: un piatto con ricci di mare, una purea di carote e caffè, carote sottaceto e qualche fiore, affidato a Daiana, Jia Bi, Marco, Monir e tenuto anche per sé; il celebre “Beet Wellington”, praticamente un filetto alla Wellington fatto non con la carne ma con le barbabietole, in cui ci sono anche funghi, crema di barbabietola e un dattero affumicato, consegnato a Irene, Igor, Ilda, Eduard e Cristiano; infine, il più complicato, un piatto di tortellini fatti non di pasta ma di cavolo rapa con all’interno cipolle caramellate, pistacchi e origano a formare un pesto: una portata estremamente tecnica, finita sui banchi di Max, Valeria, Antonio, Azzurra e Francesco “Aquila”.
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Federica aveva anche la possibilità di colpire direttamente una persona privandola dello strumento necessario per preparare il piatto assegnatole: la forbice per pulire i ricci, il cannello per preparare il “Beet Wellington” o la mandolina per tagliare delle sottilissime fette di cavolo rapa; la concorrente ha scelto quest’ultimo strumento, reso off limits per “Aquila”. Dopo gli assaggi, Barbieri, Cannavacciuolo, Locatelli hanno stabilito le repliche migliori, e a salire sul gradino più alto del podio è stata Irene, nominata capitano di brigata nel corso della prova in esterna; ma anche le peggiori: erano quelle di Federica, Ilda e Marco, e proprio quest’ultimo – 31enne romanissimo, determinato e verace, che in apparenza sembra il classico ragazzo di borgata ma nasconde nel cuore una grande sensibilità – è stato costretto a togliere il grembiule abbandonando così per sempre i fornelli del cooking show.
Usciti dalla cucina di MasterChef Italia, gli aspiranti chef sono andati nell’Azienda Agricola Salvaraja, che si estende nel territorio del Parco Lombardo della Valle del Ticino. Un luogo in cui la cultura per il rispetto per la natura e per il cibo sano e di qualità viene trasmessa ai più grandi e ai più piccoli, e ad attendere i concorrenti c’era infatti una giuria estremamente esigente, i commensali più temuti da ogni chef, forse i più difficile da accontentare: i bambini. In questo caso, erano tutti allievi dei laboratori didattici della Cascina Salvaraja, educati alla cultura sana e consapevole del cibo sin dai primi anni di vita.
Due menu attendevano i concorrenti: quello per la brigata rossa, scelto dalla vincitrice Irene e il menu per la brigata blu.
Irene ha poi potuto scegliere i suoi colleghi attribuendo a ciascuno di loro il compito da portare a termine.
I “non scelti”,Ilda, Jia Bi, Max, “Aquila”, Eduard, Daiana e Valeria , sono finiti nella brigata blu: a loro il compito di individuare il capitano, scelta ricaduta su “Aquila”.
Alla fine del pasto, una pioggia di coriandoli rossi ha sancito la vittoria della brigata di Irene, i cui componenti tornati nelle cucine di MasterChef Italia son saliti direttamente in balconata accedendo di diritto al prossimo episodio. Per gli altri, è arrivato il momento di un Pressure Test davvero singolare: l’obiettivo era preparare una pasta in bianco gourmet, creativa e gustosa, con la possibilità di giocare solo su forme e consistenze. Una prova solo in apparenza facile, per un piatto che doveva essere tutto tranne che banale e che è stato capace di mandare in confusione l’avvocato 32enne di Catania Daiana, da sempre appassionata di cucina e col sogno di partecipare a MasterChef Italia, provocandone la fine del percorso all’interno della Masterclass.
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