L’attore ha parlato dopo la censura dello sport Tim su richiesta del Moige
Lino Banfi non ci sta e parla dopo che lo spot Tim, di cui è protagonista e testimonial è stato cambiato su richiesta del Moige, con l’omissione di una colorita esclamazione, marchio di fabbrica dell’attore.
Al settimanale “Chi” è arrivata infatti la replica di “Nonno Libero” di “Un Medico in Famiglia”.
“Non capisco queste polemiche sull’espressione “porca pu**ena” nel mio spot pubblicitario. Quell’espressione è un gioco, fa ridere, per noi pugliesi è come “ostrega” per un veneto, non c’è volgarità”.
Nello sport, Banfi non faceva altro che riprendere il celebre personaggio dell’allenatore Oronzo Canà, con l’espressione pugliese diventata portafortuna della Nazionale italiana campione d’Europa.
Prima del lockdown nella mia orecchietteria a Roma (Orecchietteria Banfi, che gestisce con i familiari, ndr) avevo una scorta di 400 confezioni di sugo “Porcapu**éna”, che rischiavano di scadere se non avessimo riaperto in tempo. Allora ho pensato di metterli a disposizione di chi non aveva da mangiare: ho fatto arrivare da Barletta un gran quantitativo di orecchiette, tramite un amico prete della Caritas ho contattato l’elemosiniere del Papa e a lui ho spiegato il progetto di offrire 2.000 piatti di pasta con il mio sugo a chi aveva bisogno. Prima però l’ho avvisato: “Eminenza, guardi che questo ha un nome un po’ piccante…”. Se lo è fatto dire, si è fatto una bella risata… E alla fine con il mio “Porcapu**éna” abbiamo sfamato tante persone.
E poi svela di non aver ricevuto purtroppo grossi riconoscimenti ma di essersi consolato con una lettera ricevuta dal Pontefice.
Ho ricevuto la lettera il 26 luglio scorso, in essa, tra tante splendide cose il Santo Padre mi ha scritto: “Grazie per aver condiviso con tante generazioni il dono del sorriso che viene da Dio. Grazie per essere testimone della gioia italiana. Continua a far sorridere tutti perché il sorriso è una carezza fatta col cuore
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