L’ultimo caso di femminicidio

Francesco D., 40 anni, imprenditore edile, lavora nella ditta di famiglia a Sant’Omobono, in Valle Imagna. Aveva una relazione con Pamela Genini. La sera della tragedia era al telefono con lei quando Gianluca Soncin è entrato in casa, usando una copia delle chiavi, e l’ha uccisa a coltellate.

Francesco aveva ricevuto una richiesta di aiuto da Pamela. Ha chiamato la polizia, ma non è riuscito a salvarla:
«In questo momento sto cercando di essere lucido e trovare il coraggio di andare avanti. Perché questo è quello che fa un uomo coraggioso. Quelli coraggiosi non accoltellano le donne».

Pamela aveva capito fin dall’inizio che Soncin era un uomo violento:
«L’ha isolata dalla famiglia, dagli amici, dal lavoro. Le impediva di incontrare altre persone, controllava come si vestiva, ogni suo spostamento. Era ossessionato».

Aveva più volte chiesto aiuto a polizia e carabinieri, «ma non è mai riuscita a formalizzare le accuse». Dopo ogni aggressione lui si scusava, prometteva di cambiare, ma poi passava alle minacce. «Più volte le ha detto: “Se mi denunci ammazzo tua madre…”», raccontano i conoscenti. E ancora: «Se mi lasci ti ammazzo».

Pamela aveva organizzato la fuga, «ma non ce l’ha fatta. Lui è arrivato prima».
Francesco conclude con amarezza:
«Questo non è un raptus, è un omicidio premeditato. Questo è un mostro e ce ne son tanti altri, bisogna far sì che non succedano più queste cose».

A settembre 2024, durante la Mostra del Cinema di Venezia, Pamela gli aveva raccontato «di aver chiamato un fotografo per andare all’evento». Soncin reagì con violenza: «Le strappò i vestiti, la colpì con vari pugni e cercò di accoltellarla, minacciandola di morte», ha riferito l’ex fidanzato e amico di Pamela agli inquirenti.

Ad agosto le aveva puntato una pistola contro il ventre. Poi la fuga di lei a Milano, ma anche lì lui la controllava attraverso una carta di credito a lei intestata. Le aggressioni fisiche si ripetevano, «ogni venti giorni», dicono i testimoni.

Martedì 14 ottobre Pamela aveva chiamato Soncin per dirgli che la loro storia era finita e che lo avrebbe bloccato su tutti i social. Ma lui aveva già fatto una copia delle chiavi dell’appartamento.

Secondo quanto raccontato da Pamela, l’uomo faceva uso di droghe e farmaci, gli stessi trovati nella sua Audi SQ8 abbandonata in strada prima di entrare in casa. Fermato dagli agenti subito dopo l’omicidio, ha detto soltanto: «Non mi ricordo».

L’ex fidanzato racconta:
«Stava preparando la fuga e io la stavo aiutando. L’idea era di allontanarsi da Milano. Le avevo detto che prima di bloccarlo doveva scappare, ma lei si era convinta di avercela fatta e mi diceva: “Ora sono libera”. Purtroppo non è stato così».

Francesco ricorda quegli ultimi istanti:
«L’ho sentita gridare: “Aiuto, aiuto”. Ho subito chiamato la polizia e mi sono messo in macchina per raggiungerla. Non siamo riusciti a salvarla, nonostante gli agenti siano arrivati subito».

Poi, con voce spezzata, aggiunge:
«Sento di non avere fatto abbastanza. Quello che ormai possiamo fare è combattere per dare giustizia a Pamela e per impedire che quanto è successo a lei possa succedere ancora».

Soncin non è mai stato sposato, ma sarebbe padre di un ragazzo di 28 anni, nato da una relazione giovanile. La sua legale, Simona Luceri, ha confermato che non risultano denunce per stalking a suo carico. Tuttavia, nel 2011, l’uomo sarebbe stato arrestato per maltrattamenti: la convivente dell’epoca, secondo alcune testimonianze, sarebbe «fuggita letteralmente da lui, senza più dare notizie».