Le Iene Speciale, l’omicidio di Serena Mollicone a vent’anni dai fatti
Le Iene Speciale, l’omicidio di Serena Mollicone: le testimonianze, le indagini, i segreti e le ricostruzioni di uno dei casi irrisolti più oscuri d’Italia
“È una domenica di giugno. Un ragazzo cammina lungo una strada provinciale, circondata da boschi. Ha in mano un volantino, con la foto di una ragazza che si chiama Serena. Da 48 ore si sono perse le sue tracce, in paese la conoscono tutti, una brava ragazza, la studentessa modello. Il volontario fa una curva, e nota che in una piccola piazzola ci sono i soliti televisori abbandonati, vicino a quei rifiuti però c’è qualcosa di strano. Il ragazzo si avvicina piano piano. Ormai riesce a vedere, sono dei piedi, legati con dello scotch, una canottiera a fiorellini, la stessa che dovrebbe indossare la ragazza che cerca ma non riesce a capire se è lei. Ha la testa coperta da un sacchetto di plastica. Ha le mani legate con del fil di ferro. Così, quella ragazzina benvoluta da tutti, si trasforma nella protagonista di uno dei casi irrisolti più oscuri d’Italia.”
Con queste parole di Veronica Ruggeri si apre, domani, lunedì 15 novembre, in prima serata su Italia1, lo speciale de “Le Iene” dal titolo “L’omicidio di Serena Mollicone: un mistero lungo 20 anni”, una puntata interamente dedicata alla tragica vicenda che ruota intorno alla morte dell’adolescente di Arce, un paese di poco meno di 6.000 abitanti in provincia di Frosinone. Con contenuti inediti, testimonianze di tutti i principali protagonisti, indagini e ricostruzioni si ripercorre, dal 2001 ad oggi, la storia che sembra ancora essere completamente avvolta dal mistero. Lo speciale – scritto da Alessia Rafanelli – è una dedica alla vita della ragazza e a quella di suo padre Guglielmo, scomparso il 24 luglio 2021 dopo sette mesi di ricovero all’ospedale di Frosinone, che non hai smesso di cercare la verità.
I fatti:
Nel giugno del 2001 Serena Mollicone viene trovata morta in un bosco e secondo l’accusa il giorno prima era entrata nella caserma dei carabinieri, e non ne era più uscita in vita. Ma la ragazza non è l’unica vittima di questa storia. L’11 aprile del 2008, in una diga, un posto piuttosto isolato, viene ritrovata una macchina con tutte le portiere aperte. Sull’erba intorno c’è del sangue. Un brutto segno. Dentro la macchina infatti giace il cadavere di Santino Tuzi, un brigadiere che ha indagato proprio sul caso di Serena. Dopo le prime analisi arriva una risposta dolorosa: si tratta di un suicidio a causa di una presunta depressione. Eppure, quella scena appare strana. Dalla pistola di Santino mancano due colpi, ma nel corpo ne viene trovato solo uno. Dov’è finito il secondo proiettile? E ancora, perché su quella pistola non ci sono impronte? Nonostante questi interrogativi il caso viene chiuso in fretta.
Il processo:
Iniziato pochi mesi fa e tutt’ora in corso vede rinviati a giudizio l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, ai tempi dell’omicidio comandante della stazione di Arce, la moglie Annamaria, il figlio Marco, Vincenzo Quatrale, all’epoca sottufficiale, e l’appuntato Francesco Suprano. I tre componenti della famiglia Mottola e Vincenzo Quatrale sono accusati di concorso in omicidio, quest’ultimo anche di istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi. Francesco Suprano è accusato di favoreggiamento. L’ipotesi del pubblico ministero, Beatrice Siravo, è che la ragazza sia stata aggredita nei locali della caserma dei carabinieri di Arce e poi assassinata in un altro luogo. Tutti gli imputati respingono le accuse. Negli anni le indagini sulla morte di Serena e su quella del brigadiere Tuzi sono state chiuse e riaperte più volte. Sono stati interrogati più di 300 testimoni, prelevati i campioni di Dna di praticamente tutta la popolazione di Arce e dintorni, per compararli a quello presente sullo scotch che legava Serena. Ma non c’è mai stato nessun riscontro, neanche sugli accusati. Per adesso si tratta di soggetti ignoti.
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