Le Iene presentano: Inside, le anticipazioni del servizio di Giulio Golia
Domani, giovedì 31 ottobre, in prima serata, su Italia 1, nuovo appuntamento con “Le Iene presentano: Inside”, lo spin-off de “Le Iene” ideato da Davide Parenti. Nella quarta puntata dal titolo “Da Enzo Tortora ai ‘mostri’ di Ponticelli” la nuova inchiesta di Giulio Golia e Francesca di Stefano.
Quaranta anni fa Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, due bambine di 7 e 10 anni, furono violentate, torturate, uccise, e infine date alle fiamme. Un delitto efferato e brutale, che sconvolse non solo Napoli ma l’Italia intera, e che, dopo due mesi di indagini e tre anni di processi, condannò colpevoli Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo. Oggi, dopo aver scontato 32 anni di carcere, i tre continuano a dichiararsi vittime di quello che potrebbe essere uno dei più clamorosi errori giudiziari del nostro Paese.
Questa vicenda sembrerebbe avere tantissimi punti in comune con un altro incredibile errore giudiziario, quello che ha coinvolto Enzo Tortora. Ai microfoni dell’inviato, il giornalista Stefano Nazzi, che ha raccontato su un podcast l’arresto del presentatore, ha dichiarato: “Quello non fu un errore, perché un errore giudiziario è in buona fede. Nei confronti di Tortora secondo me venne commesso un crimine”.
Il 17 giugno del 1983, il più popolare conduttore televisivo dell’epoca venne arrestato e condannato a dieci anni di carcere per traffico di stupefacenti e associazione a delinquere. Secondo gli inquirenti, il conduttore sarebbe stato affiliato alla NCO, la Nuova Camorra Organizzata, cartello di cui era a capo il boss Raffaele Cutolo. Tutto era partito da un pentito di camorra, Giovanni Pandico, detto ‘o pazzo, che accusò Tortora di essere un camorrista venendo creduto dai magistrati. Oltre Pandico, ben altri diciannove detenuti fecero il nome di Tortora. A seguito delle loro dichiarazioni, mai verificate, i pentiti venivano trasferiti nella Caserma Pastrengo dove sembrerebbe che potessero godere di trattamenti speciali. L’unica presunta prova consisteva in un’agendina, trovata nell’abitazione di un camorrista, in cui gli inquirenti avevano identificato il nome di Tortora, con a fianco un numero di telefono. Ma nessuno provò a chiamare il numero per verificare. Solo successivamente si scoprì che era legato a Vincenzo, detto Enzo, Tortona. Un banale refuso.
Gaia Tortora, giornalista e figlia di Enzo, alle telecamere di Golia chiosa: “Se tu non verifichi questo, cosa che fa banalmente un giornalista che fa il suo mestiere, perché devi mettere in galera una persona? Io non accetto scuse e non perdono. Non si può perdonare e chiedere scusa con una vicenda voluta e gestita in questo modo. I magistrati non solo non sono stati puniti per il loro errore, ma sono stati promossi. E anche lì a me purtroppo fa pensare che ci sia del dolo. Che cosa era stato promesso a queste persone?”.
Ed ecco che queste due storie, Tortora e i ‘mostri’ di Ponticelli, incredibilmente si intrecciano. Per gran parte della stampa e dell’opinione pubblica, in entrambi i casi, il verdetto era uno solo: colpevolezza.
L’innocenza di Tortora fu riconosciuta solo il 15 settembre 1986 dalla Corte d’appello di Napoli e la sentenza di assoluzione fu confermata dalla Cassazione nel 1987.
Insieme a Giulio Golia, per tutto il racconto, ci saranno: Gaia Tortora, giornalista e figlia di Enzo, i giornalisti Stefano Nazzi e Vittorio Feltri, l’investigatore Giacomo Morandi e la criminologa Luisa D’Aniello.