Sarà intitolato a Beppe Vessicchio l’Ariston? Parte la petizione online, cosa emerge
Sanremo senza Beppe Vessicchio è come un Festival senza orchestra, senza emozione, senza quell’aura di eleganza che solo lui sa portare sul podio. E forse è proprio per questo che, nelle ultime settimane, è iniziata a circolare un’indiscrezione sorprendente: l’Ariston potrebbe essere intitolato al Maestro Vessicchio, in segno di riconoscimento per la sua carriera e per l’impronta indelebile che ha lasciato nella storia della musica italiana.
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Come spesso accade, tutto è nato dai social. Dopo l’ennesimo meme e le migliaia di commenti nostalgici legati alla sua assenza dalle ultime edizioni del Festival, alcuni fan hanno lanciato una proposta. Da lì, l’idea si è trasformata in una piccola campagna virale, condivisa da musicisti, giornalisti e semplici appassionati che vedono in Vessicchio un simbolo di competenza, ironia e autenticità — qualità rare in un panorama televisivo sempre più votato allo spettacolo. Beppe Vessicchio non è stato solo un direttore d’orchestra: è diventato, nel tempo, un’icona pop, capace di unire mondi diversi. Sul sito Change.org è apparsa una petizione: “Intitoliamo il Teatro Ariston al Maestro Beppe #Vessicchio”.
Dopo la morte del direttore d’orchestra, arrangiatore e volto televisivo Peppe Vessicchio, uno dei più amati della musica italiana e del Festival di Sanremo, che è scomparso sabato 8 novembre all’ospedale San Camillo di Roma a causa di una polmonite interstiziale precipitata rapidamente, è apparsa una petizione per intitolargli il Teatro Ariston. Intitolare l’Ariston a Beppe Vessicchio non significherebbe solo celebrare un uomo, ma rendere omaggio alla musica vera, quella suonata, arrangiata e vissuta. Per ora, nessuna conferma ufficiale: l’Ariston resta Ariston, ma il dibattito resta aperto. In fondo, non servono targhe o dediche per celebrare chi ha lasciato un segno. Perché ogni volta che l’orchestra attacca una nota e il pubblico pensa “c’è Vessicchio”, il Maestro è già entrato nella leggenda — e in quel momento, sì, l’Ariston è suo.




