Diretto da Paolo Strippoli

Ieri sera sono stata al cinema a vedere uno dei film più belli del 2025: La valle dei sorrisi.
La Valle dei Sorrisi è un film italiano, diretto da Paolo Strippoli, uscito al cinema in Italia il 17 settembre 2025.
Il protagonista è Sergio Rossetti, insegnante di educazione fisica trasferito per lavoro a Remis, un piccolo paese di montagna tra le Alpi, immerso in un isolamento quasi fiabesco.
Remis sembra un posto dove regna una serenità innaturale: gli abitanti sono costantemente e inspiegabilmente felici, ma dietro questa apparenza si cela un rituale molto più oscuro.
Una volta alla settimana, la comunità si raduna per abbracciare Matteo Corbin, un adolescente che ha la capacità, forse sovrannaturale, di assorbire il dolore e l’angoscia delle persone.
Sergio, scosso dal suo passato, intuisce che qualcosa di inquietante si nasconde dietro il rituale: cerca di salvare Matteo, ma questo risveglia “il lato oscuro” di colui che tutti chiamano “l’angelo di Remis”.
Il film l’ho trovato geniale, un horror psicologico finalmente fatto bene, che offre parecchi spunti simbolici, allegorici, tematici.
Dolore, sofferenza come peso collettivo sono sicuramente i principali.
Matteo è il recettore del dolore altrui. Gli abitanti di Remis si “liberano” del loro dolore abbracciandolo. Questo rituale può essere letto come metafora della rimozione del dolore nella società: si vuole eliminarlo ma non lo si affronta, lo si delega a qualcun altro. E a furia di sentire sollievo il rituale diventa quasi una droga per gli abitanti, illusi di star meglio, inconsapevoli di gravare non solo sul ragazzino ma anche sul loro inconscio.
La felicità apparente e la serenità obbligata è il secondo sottotesto tangibile.
Il paese felice, i sorrisi costanti, la serenità surreale, tutto sembra troppo perfetto per essere vero. È il che dà il tono gotico. Spesso nelle storie horror questa atmosfera serve per mettere in evidenza la dissonanza fra ciò che appare e ciò che è.
Vediamo poi il sacrificio e figura messianica, quasi una caricatura di quelle figure santificate dalla religione.
Matteo, “l’angelo di Remis”, è una figura di sacrificio, porta su di sé le sofferenze altrui. C’è qualcosa di religioso o quasi mistico nella sua funzione. Paolo Strippoli sembra giocare con queste immagini del santo, del sacrificio, del martire. Sergio stesso assume un ruolo simile all’“eroe che vuole salvare”.
Sicuramente anche la scelta del luogo non è casuale.
Ci troviamo infatti nelle Alpi, le montagne, l’isolamento geografico sono usati come cornice non solo estetica ma narrativa, remoti, isolati, quasi fuori dal tempo. Lontani dalle distrazioni del mondo normale. Il paesaggio contribuisce all’atmosfera di mistero, ma anche alla claustrofobia, al senso che non si possa scappare. Remis non è facilmente raggiungibile: è come se i suoi abitanti fossero intrappolati nel patto che hanno scelto.
Senza dunque continuare a spoilerarvi il film, che vi consiglio di andare a vedere al cinema, La valle dei sorrisi è un horror perfetto, con profonde ambizioni simboliche, che mette in scena il dolore, la rimozione della sofferenza e la tensione fra apparenza sociale e verità interiore.
Estremamente attuale mette in luce tutti i problemi della nostra società moderna: finzione, difficoltà di elaborare il dolore, sfruttamento degli altri a proprio beneficio e assenza di comunicazione con l’altro.
E dunque, persino il paranormale, può iniziare a farci meno paura della realtà.