Il 2025 ha portato con sé una delle novità più attese, e come sempre quelle più temute, nel mondo dell’animazione: il reboot delle Winx.
E forse non ne avevamo realmente bisogno.
La serie, che ha segnato un’epoca nei primi anni 2000, è tornata sotto una nuova veste, ma la sua accoglienza non è stata delle più calde.
Tra le aspettative di un pubblico, che oltre a essere affezionato era anche speranzoso di ritrovare il proprio passato modernizzato, e l’ambizione di rinnovarsi per le nuove generazioni, il risultato ha suscitato non poche polemiche, soprattutto riguardo alla differente animazione e alle modifiche nella trama e nei personaggi.
Il risultato era innegabilmente deludente, invece che portare gli anni 2000 attraverso una lente più nuova, ha portato gli anni 2000 sotto una lente di distorsione, ma ora analizziamo il perché e le varie differenze.
Il reboot si allontana dalla narrazione originale, che si concentrava sulle avventure delle cinque fate, Bloom, Stella, Flora, Musa e Tecna, all’interno della scuola di Alfea, nel magico universo di Magix. Sebbene alcuni elementi chiave rimangano, come l’ambientazione scolastica e le lotte contro le forze del male, la trama ha subito significativi cambiamenti.
In questa nuova versione, l’approccio narrativo è molto più cupo, Alfea non è più la stessa scuola dove imparare a controllare i propri poteri magici. In particolare, la storia ruota intorno a Bloom, la protagonista, ma con un’attenzione maggiore ai suoi conflitti interni e alla sua evoluzione personale, perdendo la complessità di tutti gli altri personaggi.
In maniera non del tutto sfaccettata, ci mostrano relazioni amorose, senza mostrarci nessun approccio o contatto di alcun tipo, rendendo ogni rapporto più superficiale.
Ci mostrano il personaggio di Tecna, una fata che è sempre stata molto sicura di sé e ironica, come una fata quasi asociale, timida, chiusa, senza però giustificare questo cambiamento caratteriale.
Un altro cambiamento significativo riguarda gli altri personaggi.
Sebbene i volti principali siano rimasti gli stessi, il loro aspetto e la loro personalità sono stati completamente rinnovati.
Bloom, in particolare, ha un carattere molto più introspettivo e tormentato rispetto alla versione originale, dove era la classica “eroina” con un cuore grande e una grande determinazione. Le sue insicurezze e le sue difficoltà a gestire il proprio potere sono ora al centro della narrazione.
Stella, che nel vecchio Winx Club era l’icona della ragazza solare e spumeggiante, ora appare sotto una luce più negativa.
E un altro personaggio che ha subito una grande trasformazione è Musa, la sua storia è stata arricchita da un background emotivo che la rende molto più complessa. Inoltre, la serie sembra voler esplorare temi legati alla sessualità e all’identità, un aspetto che non era stato affrontato in modo così evidente nella versione originale.
E infine passiamo a una delle più amate, Flora, che nel reboot appare meno dolce e più forte, è un personaggio che lotta con il suo legame con la natura e la sua responsabilità verso il mondo che la circonda, snaturando completamente il personaggio per com’era stato pensato e amato inizialmente.
Aisha, invece, risulta la meno modificata e sembra quasi “di troppo” in questa nuova versione. Alcuni fan hanno notato che il suo ruolo nel reboot non sia altrettanto rilevante, facendo sembrare la sua presenza un’aggiunta più per motivi di inclusività che per una reale esigenza narrativa.
La parte più controversa di questo reboot, però, riguarda senza dubbio l’animazione. La versione originale delle Winx aveva uno stile visivo iconico, che mescolava colori vivaci, linee morbide e un approccio artistico che rispecchiava l’estetica dei primi anni 2000. Tuttavia, il nuovo stile adottato nel reboot è stato un colpo duro per i nostalgici.
Il passaggio a un’animazione più moderna, ma anche più “dura” e geometrica, ha creato uno stacco evidente con il passato. I colori sono più freddi e le linee più nette, dando al tutto una sensazione di maggiore “realismo”, ma anche di perdita di quella magia e spensieratezza che avevano conquistato milioni di fan.
Alcuni spettatori hanno lamentato l’assenza di una certa fluidità nell’animazione, notando che i movimenti dei personaggi appaiono più rigidi e meno espressivi. Inoltre, la gestione della luce e delle ombre sembra enfatizzare un’atmosfera più cupa e meno fantasiosa rispetto al passato.
Questo rinnovamento visivo ha suscitato non poche critiche anche per la percezione che l’animazione sia stata realizzata per attrarre una nuova generazione di spettatori, più interessata a un prodotto “moderno” che alla nostalgia del passato.
Questo risulta evidente, quando si tira in ballo l’AI per animare, senza pensare che un pubblico adulto possa notare questo utilizzo, per di più non dichiarato.
Non entrerò in merito, perché è un tema grande e complesso e meriterebbe un’analisi lunga e approfondita, ma trovo che l’utilizzo di certi prodotti per fini artistici sia oltraggioso, oltre che con una pessima resa.
Tempo zero è stato beccato e criticato, forse per la prossima volta ci farei un doppio pensierino.
In conclusione, il reboot delle Winx rappresenta un tentativo di aggiornare un classico dell’animazione per le nuove generazioni, ma il cambiamento radicale ha inevitabilmente provocato una reazione di disorientamento nei fan storici.
Raccontando in un certo senso lo spaccato che sta subendo il mondo difronte a certe innovazioni, che non sempre vengono ben accolte.
Le critiche sull’animazione sono forse la parte più pungente, con molti che si sentono traditi dalla nuova direzione visiva.
Ciononostante, il reboot delle Winx ha sicuramente aperto una nuova discussione sulla necessità o meno dell’evolversi.
Magari l’inizio che può accendere i fari per altri grandi colossi che vogliono fare lo stesso, ma in maniera più strutturata e meno alla “ho due mesi vuoti, creiamo un nuovo reboot delle Winx?”.