Il monologo di Paola Egonu a Sanremo 2023 | Il testo

Il monologo di Paola Egonu a Sanremo 2023: ecco di seguito il testo integrale della performance all’Ariston

Amadeus invita la co-conduttrice di questa terza serata di Sanremo a sedersi sui gradini. Ne nasce un dialogo e poi si allontana per darle il centro del palco e fare il suo monologo. La pallavolista è stata spesso bersaglio di insulti e di razzismo per il colore della sua pelle. Ecco le sue parole a Sanremo:

“Non sono qui a dare lezioni di vita. Cerco di ricavare un insegnamento da ogni giorno. Spesso in passato sono stata definita ermetica, per questo ho cercato di raccontarmi di più. Questo non ha evitato che alcune frasi venissero estrapolate dal contesto e pubblicate sui giornali per fare rumore. Ogni pensiero quando viene espresso non è più sotto il controllo di chi l’ha pronunciato. Per questo dovremmo risalire all’originale.

Devo tutto ai miei genitori, grazie ai quali ho avuto un’infanzia felice. Mi hanno insegnato che se vuoi qualcosa devi guadagnartela. Non sono madre, ma sogno di diventarlo. Nessun genitore è contento se la figlia è costretta a vivere lontano. Vi dico grazie perché per amore mio avete rinunciato a me. Mi mancate, ma so che questa è la mia strada.

Da bambina ero fissata con i perché. Poi da grande mi chiedevo “perché mi sento diversa, perché la vivo come fosse una colpa?”. Ho capito che la mia diversità è la mia unicità. Io sono io. Siamo tutti uguali oltre le apparenze. Lo sport mi ha dato tanto, ma credo che la sconfitta non è solo quando perdi una partita. Il mio obiettivo è avere la palla decisiva da schiacciare. Non sempre ci riesco, e devo ancora imparare ad accettare l’errore.

Sono spesso criticata, è inevitabile. Alcune sono costruttive, ma altre dei veri macigni. Sta a noi dare il giusto peso. Non ho mai smesso di godermi i momenti belli. Sono stata accusata di non avere rispetto del mio Paese, per aver mostrato le mie paure. Amo l’Italia e vesto con orgoglio la maglia azzurra. Ho un grande senso di responsabilità verso questo Paese. Se perdo una finale non vuol dire che sono una perdente. Come a Sanremo, quando Vasco Rossi arrivò penultimo. Anche dalla sconfitte può nascere un percorso, ognuno con il suo viaggi, ognuno diverso”.

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