Hasib Omerovic torturato a Primavalle. Uno dei poliziotti: “costretto a dire il falso”

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Hasib Omerovic torturato a Primavalle. Uno dei poliziotti racconta una versione diversa: “costretto a dire il falso”

Importanti novità stanno emergendo nel caso di Hasib Omerovic, il 36enne torturato e poi caduto dal balcone del suo appartamento di Primavalle lo scorso 25 luglio. Secondo quanto riportato da Repubblica e ripreso da diversi organi di stampa, uno dei quattro poliziotti indagati per tortura ha raccontato di aver firmato la relazione falsa scritta dal suo superiore per paura.

I quattro poliziotti indagati sono Fabrizio Ferrari, il superiore Andrea Pellegrini e i colleghi Maria Natale e Alessandro Sicuranza. Proprio Ferrari avrebbe raccontato una realtà differente: “Ho firmato perché avevo paura del mio superiore. La relazione l’aveva scritta lui, sono stato costretto a firmare“.

Nel corso della sua deposizione il poliziotto ha raccontato l’accaduta dal suo punto di vista. Il poliziotto dice che appena giunti alla porta dell’abitazione di Hasib, hanno sentito dei rumori: “Dopo aver sentito quei rumori e anche a causa del genere di segnalazione per cui stavamo intervenendo, abbiamo deciso di non restare sulla porta, ma di entrare nell’abitazione: è stato in quel momento che Pellegrini ha preso a schiaffi Omerovic che è rimasto attonito”.

“Così ho guardato Sicuranza, come a come a volergli dire che sta facendo? –  continua Ferrari – Gli ha detto qualcosa come Non ti azzardare mai più a fare quelle cose, a scattare foto a quella ragazzina: Sicuranza ed io ci siamo avvicinati per tranquillizzarlo, gli abbiamo chiesto i documenti. Pellegrini ci ha raggiunti e ha notato un coltello da cucina sul tavolo, lo ha afferrato e gli ha chiesto cosa ci facesse. Il ragazzo era molto spaventato, ha fatto dei gesti per rispondere che non ci faceva niente”.

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Il racconto continua con altri dettagli, come quello delle torture inferte: “Pellegrini lo ha costretto a sedersi su una sedia, poi gli ha legato le mani con il filo del ventilatore e lo ha minacciato con il coltello da cucina, gli ha urlato se lo rifai te lo infilo nel c…”.

La vittima è rimasta ferma ed era spaventata, dice il poliziotto, che aggiunge: “A quel punto ho preferito allontanarmi, non volevo essere presente in quel momento: ho sentito un altro schiaffo, Pellegrini che urlava “non mi fa’ torna, non me fa senti più sta storia” e poi sono usciti, sia lui che Sicuranza, dalla stanza”.

Infine, il racconto di Ferrari aggiunge che la collega Natale avrebbe fatto notare alcuni segni che la sorella di Hasib aveva sul corpo: “In quel momento abbiamo sentito la tapparella che si alzava, sono corso in camera e ho visto Hasib che scavalcava la finestra. Poi deve aver perso l’equilibrio ed è caduto giù”.

Poco dopo sono arrivati l’ambulanza e i genitori del ragazzo: “Pellegrini si è subito avvicinato alla coppia ripetendo più volte che il figlio non era bravo, non era bravo”. Pellegrini ha sempre respinto le accuse di tortura nei confronti di Hasib.

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