Foto rubate, dichiarazioni inventate e un parto mai avvenuto. L’influencer smaschera tutto e denuncia l’ennesimo sciacallaggio social
Sembrava la classica notizia da sogno, di quelle che fanno il giro del web in pochi minuti: “Benvenuta piccola Priscilla, il cuore di Giulia De Lellis e Tony Effe batte più forte che mai”. Una frase tenerissima, accompagnata da una foto in primo piano di una neonata e un lungo messaggio da lacrime agli occhi. Peccato che fosse tutto completamente falso. Nessuna nascita, nessun annuncio ufficiale, nessuna Priscilla tra le braccia di mamma Giulia.
A smentire con fermezza e amarezza è stata proprio la diretta interessata, che sui social è esplosa: “Ma che paura ragazzi. Notizia completamente inventata, per di più con il volto di una neonata (che sto coprendo io) che non è mia figlia”.
Una vera e propria bufala, confezionata nei minimi dettagli da una pagina Facebook (Essere Mamma) che ha addirittura attribuito all’influencer un finto messaggio da neo-mamma: “Piccola Priscilla, sei arrivata a riempire la nostra vita di luce. Ti amerò in ogni respiro…”. Il post, ovviamente, ha fatto il pieno di like, cuori e commenti di auguri da parte di utenti ignari della verità. Ma la rabbia di Giulia non si è fermata qui. In un secondo sfogo social, ha puntato il dito contro chi sta speculando sul suo parto imminente, diffondendo dettagli privati e del tutto infondati: “La gente ha perso completamente il senso del rispetto. È vergognoso che il volto di una bambina – che non è mia figlia – sia stato preso e diffuso ovunque. Mi stanno arrivando messaggi anche sulla data del parto, quando io ho chiarito che preferivo tenerla per me”. E infine la stoccata più dura: “Qui non si tratta di gossip ma di rispetto. Annunciare al posto di altri una gravidanza, una nascita o peggio, una perdita… è una violenza. E la violenza più grande è pensare di avere il diritto di farlo solo perché si tratta di personaggi pubblici. Datevi una ca**o di regolata”.
Una lezione dura ma chiara, che dovrebbe far riflettere chi, ancora oggi, confonde curiosità con invadenza e spettacolarizza anche ciò che andrebbe trattato con il massimo rispetto.