In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Francesco Guccini si è raccontato tra il passato e il presente con vizi e virtù

Francesco Guccini è tornato a Pavana, sull’Appennino pistoiese. Seppur cercato da tutti, il cantautore conduce una vita più lontana possibile dai riflettori, vivendosi la sua quotidianità. Guccini ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera:

 “Non riesco più a leggere, devo ascoltare gli audiolibri. Non è la stessa cosa… scrivo come posso. Lavoro con il computer, schermo grandissimo. Le canzoni le scrivevo a mano su dei fogli. Ho scritto otto gialli, quattro romanzi, molti racconti. Adesso cominciamo un nuovo giallo con Loriano Macchiavelli, il decimo, abbiamo fatto anche vari racconti. Avevamo pensato di recuperare il carabiniere Benedetto Santovito, il nostro primo personaggio. Lo amiamo ancora tanto, ma il tempo passa per tutti. E poi… lavoro a una serie di racconti sul mio periodo modenese. Non canto più da anni, non ci vedo e scrivo” ha dichiarato Guccini, definendosi oramai uno scrittore.

“Mi sono arrabbiato poche volte, sono abbastanza pacioso. Non ho mai litigato con nessuno. Ma quando sento i politici di destra parlare mi arrabbio come una bestia con la televisione. E quel che è successo qualche giorno fa? È drammatico. Si insulta persino una signora come Liliana Segre, scampata ai campi di concentramento, la si obbliga ad avere la scorta” ha affermato il cantautore senza mezzi termini.

Su Bologna ha confidato: “Bologna non la conosco più. Ci capito qualche volta per caso. Non mi piace… ho paura del traffico come a Milano, Roma, Torino… c’è tanta gente, non sono abituato. Porretta, il mio riferimento appena al di là del confine bolognese, ha un po’ più traffico di Pavana, ma insomma… Ogni tanto capito da “Vito”, mi dicono non sia più Vito di una volta” e ha aggiunto: “Le canzoni principali le ho scritte a Bologna. È l’ambiente cittadino che forgia la gente in un certo modo. Le scuole dei tortellini in brodo e del pesto alla genovese sono diverse. Su Pavana, il paese di mio babbo, dell’infanzia in tempo di guerra, ho scritto il mio primo libro, Cròniche epafàniche, e Tralummescuro. Ballata per un paese al tramonto, il romanzo del ritorno in un luogo che avevo lasciato vivace. Vacca di un caneè Modena, dove sono nato all’ospedale e dove arrivo bimbo. Cittanova bluesè Bologna”.

Infine, Guccini ha confidato: “Da ragazzino sognavo soldi per sigaretti e libri. Ho smesso da fumare da tre anni, per i libri non ci vedo quasi più. Si cambia molto nel tempo, esternamente e internamente, certe cose fondamentali rimangono, dipendono dall’educazione avuta, come sei cresciuto. Penso di essere rimasto quello che ero, anche se ho avuto un qualche certo successo: un montanaro abbastanza semplice, di cultura discutibile”.