Finti incidenti per truffare le assicurazioni, fermata nuova banda di spaccaossa a Palermo
Una nuova banda di spaccaossa è stata scoperta dalla polizia di Brancaccio a Palermo per truffare le compagnie assicurative con finti incidenti stradali
Nuova banda di spaccaossa scoperta dalla polizia di Brancaccio a Palermo. Otto le persone fermate e adesso si indaga su altre 31 in diverse città d’Italia: Novara, Torino, Vercelli, Milano e Varese. Il metodo utilizzato per truffare le assicurazioni era sempre lo stesso: fingere incidenti stradali per ottenere i premi dalle assicurazioni e consegnare i soldi agli organizzatori della truffa per ricevere in cambio poche centinaia di euro. Per tutti o quasi gli incidenti stradali individuati, che sono avvenuti tra il 2017 e il 2020, le “vittime”, come individuato dagli investigatori, hanno denunciato di essere state investite mentre si trovavano sulla bicicletta.
Si parla di un business da quasi due milioni di euro. A gestire la banda c’erano, secondo i poliziotti, due pregiudicati Vincenzo Maccarrone, Giuseppe Zizza, entrambi in carcere, e Matteo Corrao ai domiciliari.
Le denunce dei falsi incidenti stradali sono avvenute a Palermo, e non solo: anche in Piemonte e in Lombardia da parte di palermitani che andavano fuori dalla Sicilia ufficialmente “per cercare lavoro” o per fare una “vacanza”.
Le indagini sono iniziate ad aprile del 2020, quando un uomo ha tentato di aprire un conto corrente postale in via Galletti a Palermo con una carta d’identità taroccata. Poi la collaborazione di due vittime che hanno raccontato delle fratture subite e della banda e i finti incidenti e che hanno svelato l’importo liquidato dalle compagnie.
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Nel corso delle indagini e in particolare durante l’attività d’intercettazione è stato rilevato che i tre capi dell’associazione criminale portavano avanti un tenore di vita sproporzionato ai redditi da questi dichiarati. Da qui sono partiti gli accertamenti patrimoniali e individuati beni mobili e immobili di provenienza illecita, posti sotto sequestro dagli agenti. Si tratta di una casa, due magazzini e nove tra auto e motociclette.
Inoltre è emerso che 15 delle persone indagate, percepivano il reddito di cittadinanza o direttamente o attraverso i loro familiari.
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