Claudia Coli: “Per me Carla Fracci rappresenta Milano e la sua tenacia”

Nel cast anche l’attrice Claudia Coli che interpreta la Signorina De Calboli, un’insegnante di danza alla “vecchia” maniera

L’8 il 9 e 10 novembre sarà al cinema “Carla”, il primo film tv sulla straordinaria vita della più grande ballerina italiana di tutti i tempi, ispirato all’autobiografia di Carla Fracci “Passo dopo passo – La mia storia”.

Nel cast anche l’attrice Claudia Coli che interpreta la Signorina De Calboli, un’insegnante di danza alla “vecchia” maniera, che sostituisce per un breve periodo la S.ra Esmée Bulnes. Siamo nel 1955 e per lei, che proviene da una famiglia aristocratica, è inconcepibile che la figlia di un tranviere venga ammessa nel corpo di ballo della Scala e sarà anche difficile accettare che sia proprio Carla ad essere scelta da Luchino Visconti come la protagonista, per il “passo d’Addio” delle Allieve, nello Spettro della Rosa.

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Un’attrice versatile Claudia Coli che nel corso della sua carriera ha interpretato molti ruoli tra progetti per il teatro, il cinema e la tv. Al centro la passione per la recitazione che è diventata una professione.

Claudia lavora anche come insegnante alla Scuola Civica Paolo Grassi – Summer School ed è docente alla scuola di cinema ICMA, Michelangelo Antonioni. Tiene inoltre laboratori di recitazione su temi monografici, spettacoli teatrali e film.

Claudia, cosa significa per lei recitare in “Carla”, film omaggio alla vita e alla carriera di Carla Fracci?

Sono di origine milanese, dunque per me Carla Fracci rappresenta Milano e la sua tenacia, il duro lavoro, e il non arrendersi mai. E’ un po’ un omaggio ai miei ricordi di bambina, quando si andava a teatro a vedere la Fracci. E’ un omaggio alla forza, alla determinazione e a quella fierezza e dignità che hanno le persone nate in ceti modesti.

Quali virtù nell’approccio al lavoro di Carla Fracci pensa valgano anche per il mestiere di attrice?

Il duro lavoro, la fede nel lavoro. Il tenersi ancorati alle proprie origini. Il non accontentarsi mai di quello che si è fatto. E non cercare mai “scorciatoie” perché queste tanto non hanno vita lunga. E’ un esempio di come il successo si debba guadagnare con il duro lavoro. Venendo pure io da un ceto sociale di lavoratori e umile, mi sento per certi versi di farle da eco.

In “Carla” interpreta la Signorina De Calboli. Come si è preparata per vestire i suoi panni? Ha avuto modo di interfacciarsi con Fracci?

Sono un’insegnante di danza alla vecchia maniera, di famiglia aristocratica, della “Milano Bene” si direbbe oggi. Ed è impossibile per lei accettare che sia Carla Fracci, la figlia di un tranviere, a essere scelta da Luchino Visconti come la protagonista per il Passo D’Addio delle allieve. La preparazione è stata fisica, sul corpo e nei piedi da ex danzatrice. E tutte noi siamo state aiutate da Paola Lizza, danzatrice e coreografa che ha seguito il set. E poi naturalmente seguendo la direzione del regista Emanuele Imbucci, il quale aveva le idee molto chiare su quello che voleva. Non ho incontrato personalmente sul set la Fracci, perché le mie parti sono state girate in un set di interni a Orvieto.  Ma l’ultima volta che l’ho vista danzare è stato in Chéri di Roland Petit nel 1999 alla Scala.

Quali sono i pregi e i difetti del suo personaggio? C’è qualcosa in lei in cui si è riconosciuta? 

Non esistono pregi o difetti in un personaggio, ma semmai caratteristiche. Per lo snobismo della signora De Calboli è difficile accettare che una figlia del popolo entri come prima ballerina alla Scala. Meglio raccomandare una ballerina più vicina al suo ceto sociale. In qualche modo si racconta come nel mondo dello spettacolo le raccomandazioni siano sempre in agguato. Non c’è nessun riconoscimento nel personaggio, semmai il divertimento di fare cose lontane da noi.

 

Ci racconta un aneddoto legato alle riprese o agli altri attori del cast?

Più che un aneddoto ho il ricordo del mondo della danza che entra nel mondo del cinema. I set sono piuttosto rumorosi e numerosi, la danza e le ballerine hanno un silenzio che cattura l’attenzione e che riesce a imporsi sul set.

La sua è una vita dedita alla recitazione. Teatro, cinema e televisione. In cosa le piace cimentarsi di più?

La differenza del piacere lo fa il progetto, chi lo dirige, come è scritta una storia , e quale è l’urgenza nel raccontarla. Del cinema amo il non detto e il silenzio di un’immagine. E’ il mezzo più potente che abbiamo. Del Teatro la sua funzione catartica. Il teatro rimane la mia palestra.

 

Lei è anche insegnante. Cosa deve avere un attore oggi per fare questo mestiere?

Una vera urgenza e  necessità di farlo.

 

Dove potremmo vederla nei prossimi mesi?

In “Romanzo Radicale “ di Mimmo Calopresti, faccio la comunista Luciana Castellina.  Andrà in onda su Rai Uno nell’inverno 2021.

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