Il piano vaccini, per ora, stenta a decollare
Parliamoci chiaro, il piano vaccini in Italia stenta a decollare. Ulteriori ritardi si sono accumulati, inevitabilmente, a causa della crisi di Governo che ha rallentato ulteriormente un processo complesso e complicato dalla diminuzione delle dosi da parte di Pfizer.
Nelle ultime ore l’ultima doccia fredda, anche AstraZeneca diminuirà la fornitura, non solo in Italia ma anche in Europa, portando le dosi da 180 milioni a 90.
Non è però solo “colpa” della causa farmaceutica: infatti molto dipende anche dall’organizzazione nella distribuzione e nel come vaccinare le persone fuori dagli ospedali.
La somministrazione, però procede al rallenty e una dose su quattro rimane nei frigoriferi: come spiega “Il Sole 24 Ore”: “5,2 milioni di dosi disponibili le somministrazioni sono quasi 3,7 milioni: inutilizzate dunque 1,5 milioni di dosi, numeri troppo alti e non giustificati dalla necessità di accantonare i flaconi per le seconde somministrazioni”.
Tra le regioni “peggiori”, ci sono Calabria, Sardegna e Liguria che hanno utilizzato pochissime dosi.
Il vaccino, a dispetto di quanto detto inizialmente sarà utilizzabile fino ai 65 anni.
Per le fasce d’età dai 50 in su lo spreco dell’utilizzo delle dosi aumenta ancora di più. Sono state vaccinate solo categorie lavorative a rischio, alcune fasce del personale scolastico e anche le forze armate.
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Ogni regione ha un piano e regole diverse e c’è poca organizzazione.
Il modello delle “primule” è stato ormai accantonato e si aspettano novità dal nuovo Governo Draghi.
Da quanto emerge nelle ultime ore, a causa delle varianti, si darà priorità alle aree geografiche più colpite.
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