Caso Saman Abbas, lo zio Danish: “Per me era come una figlia”. Queste le parole dell’uomo durante la deposizione al processo
È in corso a Reggio Emilia la seconda udienza del processo per la morte di Saman Abbas, per cui sono imputati i genitori, lo zio Danish e i cugini Ikram Ijaz e Noumanoulaq Noumanoulaq. Nulla ancora si sa della madre Nazia Shaheen, rinviata anche lei a giudizio ma attualmente latitante.
Nel corso di Storie Italiane, questa mattina, Eleonora Daniele ha mostrato in diretta la deposizione dello zio della giovane, Danish Hasnain, che ha negato le accuse che gli sono rivolte, ovvero sia quella di aver ucciso la giovane, sia quella di aver occultato il cadavere della 20enne.
Ha detto di Saman Danish in aula: «Per me era come una figlia, io non sono una persona cattiva, non le avrei mai fatto del male». In alcune intercettazioni, infatti, emergerebbe la conferma che ad uccidere la giovane sia stato il padre, Shabbar Abbas, che al telefono avrebbe detto: “L’ho uccisa io, l’ho fatto per il mio onore”.
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Poi aggiunge altre informazioni, chiarendo che lui era presente quando è stata sepolta: «Mi sono allontanato però, non riuscivo a vedere quello che stavano facendo». Infine ha detto: «Io mi sono allontanato, poi quando gli altri hanno finito ce ne siamo tornati tutti a casa».
Secondo quanto riportato da Il Giorno, vista la difficoltà a procedere con l’estradizione del padre della giovane, che è stata oggetto di un altro rinvio a Islamabad, la corte d’assise di Reggio Emilia prova la strada del processo in videoconferenza. Sarebbe escluso il processo in contumacia
“Noi – ha chiarito la presidente della corte d’appello Cristina Beretti – chiediamo assistenza per la predisposizione di una videoconferenza per consentire ad Abbas di partecipare al processo. I tempi non li possiamo stabilire noi, la richiesta sarà inoltrata al ministero per gli Affari internazionali”. Gli atti saranno inviati anche al ministero della Giustizia, per poi giungere in Pakistan per la notifica.
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