Caso Hasib Omerovic, arrestato un poliziotto e altri quattro indagati per la morte del rom disabile a Primavalle
Per l’incidente dell’uomo rom sordomuto Hasib Omerovic, avvenuto nel quartiere Primavalle di Roma, in stato di coma dopo essere precipitato da una finestra della sua abitazione è stato arrestato un assistente capo con l’accusa di tortura e tre agenti indagati con lui per falso. Un’altra persona è indagata per il depistaggio nella «spedizione punitiva» contro l’uomo che definivano «lo zingaro di Primavalle». Il motivo della spedizione sarebbe legato dal fatto che Omerovic sarebbe stato indicato da alcuni abitanti del quartiere come un molestatore di ragazzine.
Il gip Ezio Damizia ha disposto gli arresti domiciliari per Andrea Pellegrini 51 anni. I tre agenti che lo accompagnavano sono indagati con lui per falso e sono: Alessandro Sicuranza, 28 anni e Maria Rosa Natale, 21, e Fabrizio Ferrari, 34. Le indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile e dal pm Stefano Luciani con il coordinamento del procuratore aggiunto Michele Prestipino.
Il gip scrive che gli agenti, senza un formale mandato, né una denuncia, si sono recati a titolo personale. Pellegrini agì «con abuso dei poteri ed in violazione della funzione» in «una azione punitiva» con l’intento di infliggere «sofferenza gratuita» e «nessuna remora» per la sua condizione di disabilità.
L’assistente capo Pellegrini stava attuando «una soluzione personale» alle accuse di molestie mosse ad Omerovic. Scrive il gip nell’ordinanza, come riporta il Corriere della Sera: «dopo essere entrato all’interno dell’abitazione, immediatamente e senza alcun apparente motivo colpiva l’Omerovic con due schiaffi nella zona compresa tra il collo ed il viso, contestualmente rivolgendo al suo indirizzo, con fare decisamente alterato, la seguente frase: “non ti azzardare mai più a fare quelle cose, a scattare foto a quella ragazzina”; successivamente, impugnava un coltello da cucina e lo brandiva all’indirizzo dell’Omerovic, chiedendogli, sempre con fare alterato ed urlando, che utilizzo ne facesse» per poi puntarlo contro di lui minacciando di usare l’arma con modalità «improprie».
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Si legge ancora nell’ordinanza: «avendo trovato la porta della stanza da letto dell’Omerovic chiusa a chiave la sfondava con un calcio, sebbene lo stesso Omerovic si fosse prontamente attivato per consegnare le chiavi; intimava all’Omerovic di entrare all’interno della sua stanza da letto e lo costringeva a sedere su una sedia; dopo aver recuperato un filo della corrente di un ventilatore, lo utilizzava per legare i polsi dell’Omerovic; lo colpiva nuovamente con uno schiaffo e continuava ad urlare nei suoi confronti, dicendogli ripetutamente “non lo fare più”».
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