BRAME & BRANI, Corsi e Ricorsi storici, “Russians”: il futuro è nel bene dei bambini

Brame & Brani, analisi del brano “Russians” di Sting, pubblicato il primo novembre 1985

Artista: Sting

Pubblicazione:  1º novembre 1985

Durata  min. 3:57

Album di provenienza: The Dream of the Blue Turtles

Genere: Rock, Soft rock, New wave

Etichetta: A&M

Produttore: Sting, Pete Smith

Fonte immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Russians#/media/File:Russians_sting.png mixata con: https://it.wikipedia.org/wiki/Bandiera_dell%27Unione_Sovietica#/media/File:Flag_of_the_Soviet_Union.svg

 

 

 

Un paese che non protegge i propri figli è destinato a scomparire

Sono gli anni che precedono la fine della “guerra fredda”, espressione coniata da W. Lippmann giornalista americano per descrivere la tensione geopolitica interminabile tra America e Russia, non più risanabile attraverso una guerra “classica”, dato che il possesso di entrambe le superpotenze di armi nucleari avrebbe messo a repentaglio la sopravvivenza dell’umanità intera. The cold war si concluse simbolicamente nel 1989 con l’abbattimento del muro di Berlino, ma le ostilità cessarono ufficialmente il 26 dicembre 1991 dopo l’annuncio dell’adesione alla CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) di alcuni paesi satelliti dell’ormai disgregata URSS e la firma dei protocolli di Alma-Ata – Conferenza sull’assistenza sanitaria primaria, dal motto “Salute per tutti entro il 2000″.

George Orwell usa il termine “guerra fredda” nel suo saggio You and the Atomic Bomb, pubblicato nel lontano ottobre del 1945 sul quotidiano britannico Tribune, spingendosi oltre la questione degli armamenti. Così la descrive:

«Guardando il mondo nel suo insieme, la deriva per molti decenni non è stata verso l’anarchia, ma verso la reimposizione della schiavitù … La teoria di James Burnham è stata molto discussa, ma poche persone hanno ancora considerato le sue implicazioni ideologiche – cioè, il tipo di visione del mondo, il tipo di convinzioni e la struttura sociale che probabilmente prevarrebbero in uno stato che era allo stesso tempo invincibile e in uno stato permanente di “guerra fredda” con i suoi vicini»

Lo scrittore si riferisce alla teoria delle élites che vorrebbe spiegare scientificamente l’oligarchia: a partire da Platone e Aristotele, si è cercato di individuare motivazioni e cause delle diseguaglianze sociali, della ripartizione del potere tra pochi, ciò che Max Weber chiama “la superiorità del piccolo numero”, che Vilfredo Pareto definisce lo spirito d’intrigo e la bassezza di carattere tipica delle aristocrazie. Il fondo della questione consiste nel verificare se esista o meno coerenza tra le qualità degli individui e le posizioni che essi occupano nella gerarchia sociale o, come diceva Pareto, se c’è corrispondenza tra le capacità e i “cartellini” mediante i quali si è identificati e collocati nella piramide della disuguaglianza. Il possesso e/o controllo delle risorse economiche assicura potere e specificamente potere politico.

Nei licei europei c’è un fermento incessante: si preparano coloratissime manifestazioni di protesta, con i cartelloni e gli slogan da portare in sfilata in favore della denuclearizzazione, contro le armi di distruzione di massa e la guerra in ogni forma.

Si crede e si vuole intensamente fermare la politica della sopraffazione, del ricatto continuo, dei guadagni sporchi inzuppati nel sangue di gente innocente.

Russians, diventa la colonna sonora dei cortei della pace

Russians esce nel 1985 e diventa subito la colonna sonora di tanti cortei per la pace. Il brano fa parte del l’album d’esordio di Sting da solista The Dream of the Blue Turtles, riprende un tema straordinario di Sergej Sergeevič Prokof’ev – Lieutenant Kije Suite, Op. 60.

Inizia e termina con un ticchettìo di orologio, come a ricordare che il tempo per riflettere è poco e non torna, mentre ad oggi ci si chiede ancora “if the Russians love their children too” – se anche i Russi amano i loro figli.

L’artista lancia un grido di dolore e terrore per l’incombente pericolo di utilizzo della bomba atomica, compresso in un gioco di parole, denso di riferimenti tragici:

How can I save my little boy from Oppenheimer’s deadly toy

Come posso salvare mio figlio dal giocattolo mortale di Oppenheimer

Little Boy (in italiano “ragazzino”) è infatti il nome in codice della bomba Mk.1, costruita nell’ambito del Progetto Manhattan, paternità del fisico statunitense Julius Robert Oppenheimer, nota per essere stata la prima arma nucleare della storia, sganciata su Hiroshima, durante gli ultimi giorni del secondo conflitto mondiale.

 

La Russia è sempre stata così distante dalla nostra terra, in ogni senso, pur trovandosi territorialmente vicina, più degli Stati Uniti percettibilmente prossimi. In fondo la conosciamo attraverso le piccole cose: il souvenir della matrioska ad esempio, che ci arriva dal viaggio esotico e inusuale di un parente o che troviamo nelle bancarelle di qualche migrante, spesso più polacco che russo, ci fornisce, essendo emblematico di quella parte di mondo, un’indicazione importante circa il dubbio posto da Sting nel suo brano.

Ideata da un facoltoso industriale tale Savva Ivanovič Mamontov e da suo fratello Anatolij entrambi mecenati, estimatori e collezionisti di opere d’arte russe, pare che derivi dalla tradizione delle scatole cinesi, ispiratrici a loro volta nell’isola giapponese di Honshū, della riproduzione del vecchio saggio buddista Fukurokuju.

Fonte immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Fukurokuju

 

Fukurokuju (福禄寿?) è una delle Sette Divinità della Fortuna (shichifukujin 七福神), personaggi della mitologia giapponese. Si tratta della divinità preposta alla saggezza, felicità e alla lunga vita.

 

I fratelli Mamontov, affascinati dal manufatto giapponese, fondatori del circolo culturale di Abramcevo portentosa fucina artistica, che si avvaleva dell’estro di pittori e artigiani “contadini”, crearono un laboratorio per bambini, L’educazione infantile, nel quale si costruivano giocattoli, soprattutto bambole, vestite con i costumi tradizionali regionali. A quel tempo specialmente in campagna, l’obbligo scolastico era assente, si iniziò a parlare della necessità di introdurlo a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento. La responsabilità dell’organizzazione dell’istruzione spettava alle singole amministrazioni locali, Ognuno gestiva la questione a modo suo e non esisteva un sistema di controllo uniforme a livello centrale. Non esisteva nemmeno un programma scolastico unificato e spettava a ciascun insegnante, a seconda della propria esperienza e formazione, decidere cosa insegnare e come insegnarlo.

 

La matrioska nacque in un contesto simile e rurale: realizzata in legno dal mastro Vasilij Petrovič Zvëzdočkin e colorata dall’illustratore di libri per l’infanzia Sergej Vasil’evič Maljutin, profondo conoscitore dell’arte popolare dei villaggi russi, veniva chiamata matrena (dal latino mater, “madre”).

Si può considerare, quindi, che matrioska sia un vezzeggiativo di matrena, diminutivo di “matrona” e che rappresenti la figura materna, in cui si identifica spesso – anche nella cultura occidentale – la fertilità della terra.

Le otto piccole bambole che compongono la matrioska rappresentano, dal seme all’età adulta, la vita di un essere umano: una tradizione capace di concepire un giocattolo concettualmente così complesso e completo, non può che amare i bambini e la vita.

Foto e traduzione: Donatella Marotta – Opera, Afganistan 2003, Olio su tela cm.50×70

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