Bebe Vio, parla il medico che l’ha salvata da una nuova amputazione

La schermitrice italiana ha rischiato la vita

Bebe Vio è resucita nell’impresa più difficile, quella di confermarsi dopo l’oro all’Olimpiade di Rio. A Tokyo, dopo aver rinunciato a sorpresa alla gara di spada ha ottenuto l’oro nel fioretto e l’argento nella gara a squadra.

Dopo la vittoria ha anche raccontato il difficile percorso di questi mesi, un percorso segnato da una infezione da stafilococco.

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“Venivo da un anno di alti e bassi. Il grave infortunio al gomito a settembre dell’anno scorso, dolorosissimo. I lunghi mesi di riabilitazione. Finalmente stavo meglio. Poi ad inizio anno il crollo: Infezione da stafilococco aureo.

Un altro maledetto batterio, dopo il meningococco di tanti anni fa.

Ero messa proprio male e quando mi hanno detto “se l’infezione è arrivata all’osso dobbiamo amputare l’arto” mi è crollato il mondo addosso.
Basta amputazioni! Non mi è rimasto più molto da tagliare…

Poi l’operazione, l’infezione debellata, le settimane chiusa in ospedale e quando siamo usciti mancavano 1️⃣1️⃣9️⃣ giorni alla Paralimpiade.
“Non ce la farete mai” ci hanno detto.
“Ci vogliamo provare?” ci siamo chiesti.
Passione, coesione, lavoro, fatica.
Così in pochi mesi siamo riusciti a conquistarci un ? e un ?.

Cos’è l’impossibile?

Mi hanno salvata le persone…

Ed è a loro che devo queste vittorie.

I medici ed i loro staff, che mi hanno ridato la speranza.

Mauro, il mio fisioterapista che mi ha rimessa a posto ogni volta.

Peppone, il preparatore che ha permesso al mio corpo di rinforzarsi e prepararsi alle sfide.

I maestri della Nazionale con tutto lo staff, che mi hanno supportata e sopportata in queste ultime settimane.

Le mie compagne di squadra, che non hanno mai abbassato lo sguardo.

Tutti i miei amici, custodi di questa verità tenuta nascosta per mesi, che nel momento del bisogno mi hanno inondato dell’amore di cui necessitavo.

Infine ringrazio la mia famiglia. La mia forza. Il mio tutto.
Ogni volta un casino diverso, ma ne usciamo sempre più forti. Senza di voi non ce l’avrei mai fatta.

Ora sono felice.
Stanca, ma soddisfatta e felicissima…..quanto n’è valsa la pena!”.

Nelle ultime ore a “Gazzetta Dello Sport”, ha così parlato il medico che le ha salvato la vita, il dottor Riccardo Accetta, chirurgo ortopedico dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.

“Per prima cosa abbiamo pulito chirurgicamente l’articolazione, togliendo la parte di membrana sinoviale infetta e cercando di togliere tutti i tessuti che sembrano necrotici o determinati dall’infezione. Questo si può fare sia a livello artroscopico sia a livello artrotomico, ovvero aprendo, ma nel caso del gomito se lo si fa a livello artroscopico si rischia di non pulire bene. Per cui abbiamo dovuto praticare un’apertura, togliere tutto quello che risultava danneggiato, lavare e pulire. Quindi abbiamo fatto diversi tamponi per individuare esattamente il germe dell’infezione e dopo l’operazione abbiamo continuato con una terapia antibiotica mirata. E’ stato per seguire questa terapia che Bebe Vio è dovuta restare in ospedale tre settimane”.

 

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