Baggio: “La morte di Rossi è la fine di un certo tipo di calcio”

Il Divin Codino ha parlato a una settimana dalla morte di Paolo Rossi

Roberto Baggio alla morte di Paolo Rossi ha scritto una simbolica lettera sulle pagine di “Gazzetta Dello Sport” ricordando anche la morte del padre con cui andava a vedere proprio le partite di Pablito.

Al funerale, che si è svolto a Vicenza nel weekend, è apparso visibilmente commosso, toccato come tutti da un lutto che ha travolto, dopo la scomparsa di Maradona, tutto il mondo del calcio.

Alle pagine di Repubblica ha parlato proprio di quel campione che ha fatto sognare l’Italia ai Mondiali dell’82.

Penso che la mia sia l’ultima generazione dei bambini autodidatti, che passavano infanzia e giovinezza a prendere a calci un pallone per la strada, solo per giocare e divertirsi.

Dico che oggi i ragazzi, fin dall’inizio, hanno a disposizione molti più dati per allenarsi e molti più schemi per trovare il loro posto sul campo. Crescono programmati. Noi improvvisavamo, non sapevamo niente degli altri: forse il problema dei piedi è aver perso la libertà di giocare senza pensare.

La morte di Paolo Rossi per me sancisce la fine di quel nostro Calcio.

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E poi il ricordo più bello: “Luglio 1982. Avevo 15 anni e dopo la vittoria, con Pablito capocannoniere ed eroe di quel trionfo, sono venuto con gli amici a fare festa a Vicenza, in Corso Palladio. Penso che quella notte ho deciso che avrei provato a diventare come lui. Non mi seduceva la gloria, piuttosto l’amore speciale che la gente provava per lui”.

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