Angelo Duro: quando il bullo delle medie si sente un comico

Tendenzialmente quando parlo di un film che ho visto, ne parlo bene, uno: perché non amo perdere tempo guardando film che so che non mi piaceranno, due: perché mi piace divulgare cose belle, cose che so che possono arricchire qualcun altro.

Poi arriva lui, uno dei film più brutti mai visti, sicuramente il film più brutto visto quest’anno: “Io sono la fine del mondo” di Angelo Duro.

Già solo il titolo parla da sé.

Un film uscito il 5 gennaio 2025, ma da me recensito solo oggi per un motivo specifico.

Non amo parlare di ciò che non conosco, generalmente, anche se già posso trarre delle conclusioni preferisco dare una chance, e vedere con i mie occhi (tranne per le Van Gogh experience, a quelle non do pietà), però ecco da questo a regalare ad Angelo Duro 10 euro, visto il crescere dei prezzi dei biglietti, mi sembrava eccessivo, dunque ho aspettato.

Ho aspettato che uscisse sulle piattaforme, ed è uscito su Netflix (che ultimamente mi dà solo dolori), rimanendo primo in classifica per una settimana abbondante, confermando quanto l’italiano medio non ne capisca nulla di cinema.

Io me lo sono recuperata, e dopo aver appurato che non ha nulla di buono e che quel 1.8 su 5 su MyMovies è anche troppo alto, ho deciso di scriverci su.

Ci sono film che hanno trame pessime ma un’ottima produzione, un’ottima regia o una maestosa fotografia, vedi Saltburn, e poi ci sono film come questi, con una scrittura da bambino delle medie, una recitazione stile recita di Natale e una regia che sembra aver abbozzato qualcosa mentre addentava un panino al salame nettamente più interessante del film.

Perché di questa pellicola non si salva nulla.

La riprese sono precipitose, non hanno uno stile ben definito, e non spiccano per inventiva, e tutto il resto, ecco, tutto il resto è a dir poco problematico.

È problematico perché è bullismo mascherato da ironia.

Io amo la satira, amo la comicità, amo la stand up, amo ogni tipo di ilarità e mi sono vista anche parecchi spettacoli comici, di più comici diversi, alcuni anche parecchio duri e crudi.

Per farmi capire, a me piace molto Ricky Gervais, quindi non ho problemi con un tipo di comicità più cruenta, il problema è che Angelo Duro non sa cosa sia la comicità.

Non la sa proprio fare e in questo film lo dimostra, molteplici volte.

A partire dal fatto che per far ridere attacca solo e ripetutamente minoranze discriminate, senza un fine, senza una logica, senza una morale, pura cattiveria e basta, per più non arriva da nessuna parte con questo film, sostanzialmente è uno sfogo che Angelo fa liberamente mascherato da ironia.

Una sorta di liberi tutti ai suoi pensieri più intrusivi.

Vediamo una scena di lui in aeroporto in cui si incazza e insulta una persona, che evidentemente soffre di obesità, chiamandola ciccione, in che modo questo dovrebbe far ridere? O in che modo questo dovrebbe portare a una qualche riflessione? Cosa che di solito l’ironia fa.

Ecco, ve lo dico io, in nessun modo, è il film di uno sfogo di un uomo che crede che dire la cosa più agghiacciante voglia dire essere il più figo di tutti, ma il risultato è passare per lo sfigato di turno che non sa quando è il momento di parlare.

Pensavo che l’ironia alla cinepanettoni fosse passata, che un uomo vestito da donna, un nero che fa il maggiordomo e una donna che fa la mignotta, fosse passato di moda, eppure Angelo ci conferma che è questo che vuole il pubblico medio italiano.

Non so se è perché gli fa davvero ridere, o perché vede nelle sofferenze altrui un qualche appagamento, sentendosi insoddisfatto di sé, ma questo film ha tutte le chiavi per essere solo un film che genera violenza e basta.

Antimeridionalismo, body shaming, razzismo, classismo, maschilismo, tutte le chiavi, ripeto.

E mi fa rabbia, mi fa rabbia che da registi e sceneggiatori italiani escano lavori come “C’è ancora domani”, “La grande ambizione”, “Chimera”, “Io Capitano”, “Vermiglio” o “Gloria” e poi ritrovarmi “Io sono la fine del mondo” primo in classifica per così tanto.

La comicità fa bene, è bella, è utile, è indispensabile, ma bisogna saperla fare, e purtroppo non è una cosa per tutti, perché si gioca con le parole, e le parole sono importantissime, soprattutto in un periodo come questo.

“Io sono la fine del mondo” è figlio del suo tempo, è figlio di anni infelici in cui ogni azione è una scelta politica e anche questo film, probabilmente inconsapevolmente, lo è.

Io non ve lo consiglio, ma non solo non ve lo consiglio, io vi consiglio di sconsigliarlo a tutti, perché un film basato sull’odio di chi sta peggio di noi non può che far male.

Che si faccia comicità, che si facciano a bizzeffe di film con comici, o fatti da comici, ma che siano comici veri.

Perché Angelo Duro non lo è.

È solo un bullo delle medie che non ha ancora lasciato il personaggio.

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