Andrea Ghidotti, l’autore di “Non mi prenderanno mai” si racconta

Andrea Ghidotti, l'autore di “Non mi prenderanno mai” si racconta

Andrea Ghidotti, l’autore emergente di “Non mi prenderanno mai” si racconta tra sogni di scrittura e vita concreta

Andrea Ghidotti è un giovanissimo autore emergente. A vent’anni ha già scritto due libri, “Estate 2020” e “Non mi prenderanno mai”. Ghidotti tra obiettivi professionali e di vita si racconta e ci racconta come sono nati i suoi romanzi.

Lei è un autore emergente, anche molto giovane, 20 anni, si racconti al pubblico

Mi chiamo Andrea Ghidotti e sono nato nel 2002. Attualmente vivo a Cologno al Serio, un paese in provincia di Bergamo, ma sono molto legato a Pietra Ligure, una località marittima in provincia di Savona, dove trascorro ogni anno le vacanze estive e dove sono ambientati i racconti dei miei libri. Studio Scienze della Comunicazione e il mio obbiettivo è quello di diventare un giornalista, possibilmente sportivo. Per questo motivo, lo scorso anno, ho partecipato al Workshop organizzato da Sportitalia, che mi ha dato l’opportunità di confrontarmi con professionisti del settore e dove ho avuto la possibilità di vivere l’esperienza della diretta televisiva nazionale. Negli ultimi due anni ho pubblicato due libri: il primo è “Estate 2020”, mentre il secondo, uscito nel mese di giugno 2022, si intitola “Non mi prenderanno mai”.

Com’è nata la passione per la scrittura?

È nata durante il lockdown. Prima di quel periodo, oltre ai temi in classe, non scrivevo praticamente nulla. Prima della quarantena stavo creando dei gruppi WhatsApp con tutti i ragazzi che frequentavano la riviera durante il periodo estivo. Lo scopo era quello di organizzare serate, uscite e tornei sportivi, ma il Covid ha cancellato quelle possibilità e l’unico svago consisteva nelle videochiamate agli amici. La scintilla è scattata proprio durante una videochiamata su WhatsApp con degli amici di Pietra Ligure. Durante questa videochiamata ho detto una frase che ha dato il via al mio progetto: “Se riusciremo a scendere, sarà un’estate da raccontare”. Alcuni amici mi hanno proposto di scriverne una canzone, ma ho scelto la forma letteraria e narrativa vista la mia scarsa competenza musicale.

Lei ha esordito con “Estate 2020”, in cui si narra la reazione giovanile al lockdown. Ci racconti quel periodo.

Avevo compiuto da poco diciotto anni. Come sappiamo, la mia provincia è stata una delle più colpite dal Covid. Sentire le sirene delle ambulanze, dalle sette di mattino fino a sera, è stato distruttivo. Le sirene erano il continuo sottofondo durante le odiose video lezioni. Poi sentire ai telegiornali gli ingenti numeri di morte e vedere le immagini dei camion militari che trasportavano le bare per le vie di Bergamo è stato molto difficile, soprattutto perché eravamo bloccati in casa, senza poter reagire alla rabbia e al dolore che ci ha colpiti in quei mesi.

Ora che la situazione è stabile, posso dire che sono orgoglioso di vivere qui, dove la gente dà tutto per il prossimo e per chi è in difficoltà. La pandemia ci ha piegati, ma quello degli alpini e degli operai, che in soli sette giorni hanno costruito un ospedale, è stato un esempio per tutti noi. Ci hanno dimostrato un attaccamento alla città riscontrabile, forse, in poche parti d’Italia. Anche il post lockdown non è stato facile, poiché è stato difficile il confronto con alcuni miei coetanei che hanno sminuito quanto accaduto.

‘Non mi prenderanno mai’ è il suo secondo romanzo. Di cosa parla?

Il romanzo si apre con l’incontro di quattro uomini nel 2040/2050. Subito dopo con un flashback si torna all’estate 2021, durante le loro vacanze post diploma. Il romanzo racconta di come questi giovani bergamaschi organizzano serate abusive a Pietra Ligure e come conducono le loro vite. L’aspetto fondamentale del romanzo è lo sfondo, dove si vede l’evoluzione dei vizi, degli eccessi e di quanto noi giovani spesso ci sentiamo invincibili. Con le vicende narrate metto in evidenza il bello e il brutto di alcune situazioni e la linea tra uso e abuso che non va superata.

Perché un giovane di vent’anni sente l’esigenza di raccontare lo “sballo” della sua generazione?

La maggior parte delle situazioni raccontate nei miei libri le ho vissute in prima persona, le altre sono le esperienze di alcuni miei conoscenti. Molti di loro stanno ancora pagando le conseguenze di errori e scelte sbagliate. Per questo non vorrei che altri giovani caschino nelle stesse pericolose situazioni.

Qual è il consiglio che si sente di dare ai suoi coetanei?

Utilizzare al meglio gli strumenti che si hanno a disposizione e distrarsi il meno possibile dagli obiettivi di vita. Bisogna sempre porsi degli obbiettivi, lavorarci sopra, informarsi e migliorarsi. Poi sta ad ognuno scegliere il modo migliore per raggiungere tali obiettivi.

Infine, progetti futuri?

La scrittura è il mio obiettivo, ma prima devo concludere gli studi universitari e, nel frattempo, iniziare a lavorare presso qualche redazione giornalistica. Ovviamente, continuare a scrivere libri, a promuovermi e, perché no, un giorno trasformare le mie storie in qualcosa di più: un film o delle serie tv. La strada è ancora lunga e per ora sono solo sogni.

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