Sto preparando un esame di storia dell’arte, e approfondendo Gauguin abbiamo analizzato i motivi dei suoi famosi viaggi a Tahiti, e della sua ossessione per quel luogo, i motivi erano principalmente ideologici.
Lui vedeva quelle terre come l’unica possibilità di rientrare in contatto con la natura, con la purezza, con l’autenticità di un luogo e di un popolo.
Con l’occidente ciò era impossibile, poca vera e autentica essenza dell’uomo e parliamo di fine ‘800, non di ieri.
Eppure, queste parole ci sembrano così attuali.
Una società occidentale fasulla fino al midollo, portata a seguire l’esempio della tanto amata America, che instaura la sua cultura anche da noi, in Europa, perdendo l’essenza della nostra società, rendendoci una copia di un qualcosa che a sua volta era stato corrotto.
Insomma, anche a noi servirebbe rientrare in contatto con il nostro popolo, con la nostra vera cultura, con la nostra natura e le nostre radici.
E anche noi, nel 2025, proprio come Gauguin, abbiamo bisogno del nostro paradiso, della nostra Tahiti, del nostro luogo da sogno che ci faccia credere che l’uomo possa ancora essere uomo, senza essere per forza succube di regole non indotte da lui, che l’uomo possa ancora credere e avere una sua cultura e coltivarla, che l’uomo possa ancora ritrovarsi nelle proprie tradizioni, nei propri culti, nelle proprie usanze, senza riguardarsi a un altro stato, imitandolo a immagine e somiglianza.
Noi lo abbiamo trovato un posto così, ed è l’Asia Orientale.
E proprio domani, in uscita su Netflix, sicuramente al primo posto, troveremo la nuova stagione di Squid Game, serie coreana, che nonostante sia su una piattaforma americana e nonostante si rifaccia a serie Americane, piace perché ci mostra una cultura così distante dalla nostra che sembra ancora immacolata.
Stesso discorso per la quale amiamo i kdrama e il kpop, per il quale amiamo gli anime, amiamo il cibo cinese, l’immaginario giapponese, i manga, e qualsiasi cosa che, nonostante poi si intovagli perfettamente all’interno del nostro mercato e delle nostre regole, ci porta e ci lascia un po’ di respiro, un’esperienza e un’ essenza completamente diversa dalla nostra.
La lingua, i colori, le linee, i sapori, gli abiti, tutto ci fa staccare per un attimo gli occhi dalla perdita totale della nostra di cultura, e ci fa credere che, quindi, esiste un posto nel mondo che la sua cultura ce l’ha e la stringe con i denti per non farsela corrompere e portare via dalla globalizzazione.
Che, nonostante i tanti agi, ha creato anche tanti danni.
Quindi non mi sorprendo della passione per Squid Game e neppure del perché, così tanta gente, si sia fissata con una serie, che molto probabilmente non è neppure nelle loro corde.
È il sogno della libertà, è il sogno dell’autenticità.
È il sogno che Gauguin aveva e che ora abbiamo noi.