Alberto Genovese: i messaggi di una madre che cerca la figlia sparita per due giorni

La ragazza non ha dato notizie alla famiglia per due giorni. Da qui la madre ha scritto a Genovese su WhatsApp ma lui non ha risposto ai messaggi

Quattro giorni prima del suo arresto, avvenuto dopo la denuncia di una diciottenne violentata alla Terrazza Sentimento durante la festa del 10 ottobre, una mamma cerca sua figlia: la ragazza da due giorni non risponde al telefono. Si tratta di una giovane studentessa che si trova a Milano per studiare ma che lavora anche come modella. Sua madre dalla Puglia cerca di mettersi in contatto con lei, non ha più sue notizie da due giorni. La ventenne si trova “chiusa nella camera da letto della Terrazza Sentimento, a lungo inerme, spesso priva di sensi, imbottita di coca. In una condizione tale, scrive la squadra mobile, “da non riuscire neppure a rispondere alle telefonate dei familiari, o ad adempiere agli impegni di lavoro, senza preoccuparsi di avvisare”, come riporta La Repubblica.

La donna madre della studentessa su Whatsapp scrive direttamente a Alberto Genovese. Il messaggio è stato inviato alle 12,44 del 6 ottobre: “Buongiorno, gentilmente mi fa chiamare urgentemente da.., mi sta chiamando l’agenzia di moda, grazie”. La madre ha infatti il suo numero perché un mese prima era successa la stessa cosa alla figlia, che ha raccontato alla polizia: “Ho capito di aver avuto un blackout di due giorni dopo essermi recata a casa di Alberto. Ho saputo che mia zia ha contattato un mio amico e poi lui gli ha fornito il numero dell’autista di Alberto che le ha comunicato che ero a casa sua”.

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La ragazza sparisce per due giorni dal 16 al 18 settembre. La mattina del 17 la madre scrive un messaggio proprio all’uomo: “Buongiorno sono la mamma di… gentilmente mi fa chiamare perché da ieri che non risponde al telefono, grazie”. Ma l’imprenditore, come scrivono i pm, “non ha mai risposto al messaggio”.

Neppure tre settimane dopo l’imprenditore risponderà alla madre della ragazza, che invierà ben sei messaggi. Mentre la figlia è “nella camera da letto di Genovese – scrive il quotidiano – a tratti “priva di coscienza” e nella “totale incapacità di muoversi e agire”.

Sul verbale dello scorso 8 gennaio si legge la dichiarazione di una delle ragazze che ha denunciato la violenza: “Ho paura che lui possa farmi del male, mi sono sentita minacciata da Alberto. Ho paura perché lui mi minacciava dicendo che mi avrebbe ucciso, c’erano dei cecchini nella piazzetta sotto casa sua che avrebbero dovuto spararmi se mi fossi allontanata da casa”.

E le indagini proseguiranno anche nelle prossime settimane prima di chiudere l’inchiesta. Infatti nell’atto d’accusa depositato al gip a inizio febbraio, la procura e la squadra mobile parlano di  “modello Genovese”. “Un modello operativo che l’indagato ha riprodotto in maniera seriale nell’organizzazione di serate, feste e vacanze nel corso degli ultimi anni e in cui le componenti principali e inscindibili sono costituite dall’abuso di sostanze stupefacenti ed dalle pratiche sessuali estreme”.

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