Addio a 18App, il bonus per i giovani da spendere in cultura. I fondi dirottati su altri capitoli di spesa sempre per cultura e spettacolo
Con la nuova manovra di Bilancio, l’esecutivo ha intenzione di eliminare il Bonus 18App, che i nei maggiorenni potevano spendere per spettacoli teatri, cinema, spettacoli dal vivo, libri, abbonamenti a quotidiani e periodici, musei, concerti e mostre.
Nel 2022 erano stati stanziati 230 milioni di euro, ma dal 2023 il bonus non sarà rinnovato in seguito ad un emendamento presentato dalla maggioranza di Governo alla legge di Bilancio in cui si chiede che la misura venga abrogata e di destinare quei fondi per sostenere il mondo dello spettacolo e della cultura.
In bonus era stato introdotto dalla legge di Stabilità del 2016 del governo Renzi e prevedeva l’erogazione di una carta elettronica da 500 euro annui per tutti i neo-diciottenni indipendentemente dal reddito.
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La scelta della cancellazione è stata accolta con disapprovazione da Italia Viva. Matteo Renzi ha commentato: «Un emendamento di Fratelli di Italia – il partito della Meloni – vuole cancellare la 18App, il bonus cultura per i giovani. Per me è un errore gravissimo».
Continua: «Chiediamo alla premier Meloni di intervenire per bloccare la distruzione del bonus cultura per i giovani. Sappiamo che alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia dicono che con la cultura non si mangia. Ma noi non siamo d’accordo: tagliare sulla cultura e sui giovani è il modo più sbagliato per costruire il futuro. Abbiamo lanciato questa idea sette anni fa e da allora molti Paesi hanno copiato la nostra idea, cominciando da Francia e Germania. Distruggere il bonus cultura solo perché l’ha introdotto Renzi significa fare del male alle nuove generazioni. E all’industria della cultura»,
I fondi del vecchio bonus saranno dirottati a varie categorie: lavoratori dello spettacolo, Fondo per gli operatori dell’editoria e delle librerie, Fondo per lo spettacolo dal vivo, attività di rievocazione storica de «La Girandola» di Roma, ma anche per le celebrazioni dei 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi e per l’istituzione – scrive il corriere della Sera – “di una fondazione di diritto privato denominata «Fondazione Vittoriano», con compiti di gestione e valorizzazione del Complesso del Vittoriano, ivi incluse le raccolte del Museo centrale del Risorgimento afferenti all’Istituto per la storia del risorgimento italiano, istituito con regio decreto 20 giugno 1935”.
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